Dal papà padrone a quello presente: com’è cambiato il 19 marzo
- 19/03/2025
- Famiglia
Se c’è una festa che si celebra con il cuore e con la memoria, quella è la Festa del Papà. Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, diventa l’occasione per riscoprire il ruolo paterno, un tempo sinonimo di autorità incontestabile e oggi sempre più legato all’affettività e alla condivisione. Ma i papà di oggi sono davvero così diversi da quelli di ieri? La risposta è sì, e a confermarlo sono sia i dati che l’esperienza diretta di chi, come il pediatra Italo Farnetani, ha osservato tre generazioni di padri in azione. Il loro segreto? Essere presenti, senza essere ingombranti; autorevoli, senza essere autoritari; vicini, senza diventare amici.
Dal padre padrone al padre presente
Negli ultimi decenni, il concetto di paternità ha subito una trasformazione radicale. Se un tempo il padre era il capo indiscusso della famiglia, colui che imponeva regole e dettava la linea educativa, oggi il suo ruolo è diventato più sfumato, più affettivo, più partecipativo. Secondo Farnetani, l’aumento dell’età media in cui si diventa padri ha favorito una maggiore maturità, un miglior equilibrio emotivo e una maggiore capacità di gestire le dinamiche familiari. Un padre più maturo è un padre che sa quando dire no, e sa farlo nel modo giusto.
Dire di no, infatti, non significa essere severi in modo arbitrario, ma fornire ai figli punti di riferimento chiari e coerenti. “I famosi no che aiutano a crescere”, sottolinea Farnetani, sono il primo strumento per essere una guida sicura. Ma attenzione a non confondere autorevolezza con autoritarismo. Se da un lato esiste ancora il padre-padrone, rigido e poco incline al dialogo, dall’altro cresce il numero di papà che cadono nell’eccesso opposto: il papà-amico, quello che non pone limiti, che evita i conflitti e che rischia di lasciare i figli senza punti di riferimento. Il giusto equilibrio si trova nel modello del padre autorevole: capace di fissare regole, ma anche di motivarle, di essere coerente e di offrire un esempio da seguire.
La paternità oggi
Uno degli aspetti più evidenti della rivoluzione paterna è il tempo dedicato ai figli. I papà di oggi giocano con i bambini, li accompagnano a scuola, partecipano attivamente alla loro vita quotidiana. Non si tratta solo di quantità, ma soprattutto di qualità: momenti di condivisione reale, di dialogo, di crescita reciproca. Questa presenza costante è fondamentale non solo per il benessere dei figli, ma anche per rafforzare il legame con loro e per trasmettere sicurezza e autostima.
La figura paterna, infatti, è da sempre un punto di riferimento cruciale nella costruzione dell’identità dei figli. Un padre presente, che si mostra solido e sicuro, aiuta i bambini a sviluppare una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Questo è particolarmente importante nell’adolescenza, quando i ragazzi si trovano ad affrontare cambiamenti fisici ed emotivi che possono minare la loro sicurezza. Il padre deve essere un modello di stabilità, un punto fermo in un periodo di transizione e di incertezza.
Una festa dalle radici antiche e dalle forme moderne
La Festa del Papà non è solo un’occasione per celebrare la figura paterna, ma è anche un momento di riflessione su come la paternità venga vissuta nelle diverse culture. In Italia, la festa cade il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, figura paterna per eccellenza e simbolo dell’amorevolezza e della pazienza. Non è un caso che, nel 1479, Papa Sisto IV lo abbia proclamato protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale. Per secoli, il 19 marzo è stato un giorno festivo nel nostro Paese, ma dal 1977 la sacralità ha ceduto il passo alla routine lavorativa: oggi è un feriale come gli altri, anche se il profumo delle zeppole nelle pasticcerie tenta sempre di ricordarci che qualcosa di speciale c’è.
L’Italia non è l’unico luogo dove si festeggiano i papà il 19 marzo. Anche in altri paesi cattolici, la Festa è nel giorno di San Giuseppe. In Germania la festa coincide con l’Ascensione e diventa un vero e proprio giorno festivo; in Francia, Irlanda, Grecia e Regno Unito, si celebra la terza domenica di giugno, così come negli Stati Uniti. Tutto parte da Sonora Smart Dodd, figlia di un veterano della guerra civile che crebbe da solo sei figli. Era il 19 giugno 1910 quando lo Stato di Washington celebrò per la prima volta la Festa del Papà, un evento che conquistò la nazione tanto da essere ufficializzato nel 1972.
E poi c’è la Corea del Sud, dove la Festa del Papà e della Mamma sono state fuse nella “Festa dei genitori”. Qui la tradizione si mescola al rispetto per gli anziani, tratto distintivo della cultura coreana: non solo padri e madri, ma simboli viventi di esperienza e saggezza. Non è un caso che la festa venga celebrata in maniera quasi solenne, con cerimonie che spesso coinvolgono tutta la comunità.
Ma torniamo in Italia, dove la Festa del Papà si lega anche a riti antichi e tradizioni popolari. Il 19 marzo segna la fine dell’inverno e, in alcune regioni, è ancora tempo di falò, quei grandi roghi propiziatori che bruciano l’inverno per fare spazio alla primavera. E come dimenticare le zeppole di San Giuseppe? Frittelle dorate, farcite di crema pasticcera e guarnite con un’amarena, delizia per occhi e palato. La loro origine è contesa tra riti pagani romani — le Liberalia, feste in onore di Bacco e Cerere — e la tradizione conventuale napoletana, con le suore dei monasteri di San Gregorio Armeno e Santa Patrizia a contendersi la paternità (o maternità?) della ricetta.
Così, la Festa del Papà si trasforma in un viaggio tra passato e presente, tra simboli religiosi e tentazioni culinarie, tra rispetto e ironia. Una giornata in cui i papà si ritrovano a essere celebrati come figure autorevoli, guide di vita, ma anche come uomini capaci di giocare, ascoltare e — perché no — sorridere con un po’ di zucchero a velo sulla barba.