Famiglie monogenitoriali: chi sono le madri sole in Italia
- 09/05/2025
- Famiglia
Sono 3.822.469 le famiglie monogenitoriali in Italia. Di queste, 2.967.420 sono composte da madri sole con figli. Una presenza significativa nel panorama sociale, pari al 18,1% del totale dei nuclei familiari. Eppure, questa realtà resta marginale nel dibattito pubblico e scarsamente rappresentata nei modelli di riferimento utilizzati da istituzioni, politiche familiari e media.
Nel corso dell’ultimo decennio, secondo i dati Istat, la quota di madri sole è aumentata del 35,5% rispetto al Censimento del 2011. Si tratta di una dinamica che riflette cambiamenti strutturali nella composizione delle famiglie italiane, ma che continua a non trovare una rappresentazione proporzionata nelle politiche di sostegno e nei sistemi di welfare. Il modello biparentale, ancora oggi assunto come norma, rischia di oscurare bisogni specifici e situazioni complesse che coinvolgono milioni di persone.
Nel contesto italiano, la monogenitorialità femminile si configura come una condizione non eccezionale, ma strutturale. Tuttavia, il suo riconoscimento formale, culturale ed economico procede con lentezza, lasciando spesso queste madri ad affrontare in solitudine le sfide quotidiane.
Il vissuto delle madri sole
“Sia la mia esperienza personale di madre monogenitoriale, sia le mie osservazioni professionali, mi hanno portato a constatare come le madri sole si trovino frequentemente a lottare con un profondo senso di colpa e inadeguatezza” afferma Giovanna Giacomini, pedagogista, formatrice e fondatrice del portale Edu-wow.com. “La domanda che spesso aleggia è: “sto facendo abbastanza?” Questo nasce dal continuo confronto con la figura paterna, che per varie ragioni può essere assente: per un lutto, una separazione, un abbandono o, talvolta, per una presenza fisica ma non affettiva. In quest’ultimo caso, mi sento comunque di parlare di famiglia monogenitoriale”.
La dimensione della solitudine non riguarda solo l’assenza di un altro genitore, ma anche la difficoltà di condividere la propria esperienza. Le madri sole, spesso, non trovano spazi di confronto sociale o reti di sostegno informale capaci di accogliere e legittimare il loro vissuto. A questo si somma il peso delle aspettative implicite, che alimentano un’idea irrealistica di autosufficienza e perfezione.
“Devo però dire che, spesso, ho visto emergere anche una grande forza interiore. Molte donne si sono scoperte resilienti, capaci di superare ostacoli grazie a grande creatività e ingegno, pur di garantire ai propri figli amore e stabilità. Il messaggio che vorrei trasmettere è che, se si lavora bene su se stessi, con un equilibrio interiore e una solida fiducia nelle proprie capacità, allora non esiste alcuna profezia distruttiva che possa autoavverarsi” precisa Giacomini.
Confini emotivi, senso di colpa e fatica quotidiana
La giornata di una madre sola è scandita da compiti ripetuti, urgenze continue e una cronica assenza di tregua. La sera, quando il silenzio prende il posto dell’affanno, può diventare il momento più critico. “Per molte mamme, la sera è il momento più critico. Il silenzio della casa può amplificare il senso di invisibilità e lo sconforto di una mamma. La stanchezza si fa sentire intensamente, e la lista delle cose da fare sembra infinita” osserva Giovanna Giacomini. “Iniziare con un respiro, un piccolo gesto di auto-cura. E poi, concedersi la consapevolezza che non ogni compito è improrogabile. Va bene così se alcune cose restano in sospeso”.
In assenza di un partner, molte madri tendono ad assorbire anche le emozioni dei figli, sovrapponendo il proprio stato emotivo al loro. Un meccanismo che può diventare insidioso. “Le madri, in un tentativo di empatia, rischiano di internalizzare completamente questo dolore, annullando i propri confini emotivi. Questa dinamica può generare un circolo vizioso in cui la sofferenza del figlio viene vista dal genitore come campanello di allarme di problemi più seri. Si innesca così una sorta di associazione, spesso fuorviante, tra sofferenza e problema. In questo contesto, diviene cruciale spostare il focus dal figlio alla madre”.
Il benessere della madre non è un obiettivo secondario, ma il presupposto per la salute emotiva del nucleo familiare. “Molte mamme single mi confidano che, nonostante la fatica, la gioia di vedere i propri figli sereni non ha prezzo. Il punto centrale è proprio questo: anche se la famiglia è piccola, non cambia nulla se c’è cura e fiducia in sé e amore. Un amore inteso in senso ampio. La frase “se c’è l’amore, c’è tutto” è vuota, non ha senso. L’amore di cui parlo è prima di tutto l’amore per se stessi”.
Dalla retorica della festa al riconoscimento istituzionale
Nel giorno della Festa della Mamma, il bisogno più citato dalle madri sole non è un oggetto, ma una condizione. “Tempo da dedicare a se stessa, tempo libero da preoccupazioni, un tempo sospeso che dona serenità. In sostanza, una tregua. Ma questo regalo non arriverà da solo, non cadrà dal cielo come per magia; è qualcosa che dobbiamo imparare a co-costruire insieme ai nostri figli”, afferma Giacomini.
L’assenza di misure calibrate per la monogenitorialità emerge con particolare forza nel confronto tra madri dipendenti e libere professioniste. Le differenze nelle tutele, nei tempi di congedo, nelle detrazioni fiscali sono marcate e spesso penalizzanti per chi non ha un contratto strutturato. “Come madri partiamo già svantaggiate, essendo donne, e come sappiamo bene, siamo ancora in una condizione di disparità sotto molti aspetti. Se poi siamo madri monogenitoriali e libere professioniste, il quadro è completo. Il carico diventa davvero pesante, e l’incertezza e l’insicurezza diventano compagni quotidiani”.
La condizione delle famiglie monogenitoriali pone oggi interrogativi concreti a livello sociale, culturale e normativo. Da un lato si osserva una diffusione crescente di questi nuclei; dall’altro, la risposta istituzionale appare ancora frammentata e disomogenea. A fronte di un cambiamento demografico evidente, emerge la necessità di strumenti più flessibili e mirati, capaci di tenere conto della varietà delle configurazioni familiari. La questione non riguarda solo il benessere dei genitori, ma incide direttamente sulla qualità della vita e delle opportunità offerte ai figli.