“Con lo sperma congelato di nostro figlio morto avremo un nipotino”: la sentenza
Una recente sentenza dell’Alta Corte di Delhi ha acceso un dibattito in India, permettendo a due papabili futuri nonni di utilizzare lo sperma congelato del loro figlio defunto per avere un nipote tramite maternità surrogata.
Questa decisione, accolta con grande gioia dalla coppia, segna un importante passo avanti nel campo della riproduzione assistita, ma solleva interrogativi etici e legali. Infatti, è già polemica.
La storia dietro la sentenza
A raccontare la storia della coppia è la Bbc che ha intervistato Harbir Kaur e Gurvinder Singh, i due protagonisti della vicenda. I due genitori hanno affrontato una lunga battaglia legale dopo la morte del loro figlio, Preet Inder Singh, avvenuta nel 2020 a causa di un linfoma non-Hodgkin, un particolare tumore del sangue.
Prima di iniziare la chemioterapia, Preet Inder, sotto suggerimento della clinica ospedaliera nella quale avrebbe affrontato le cure, aveva scelto di congelare il suo sperma, in modo da preservare la possibilità di avere figli in futuro. La chemioterapia, infatti, può mettere a rischio la fertilità di una persona e, nel caso in cui avesse superato con successo le terapie e se il desiderio di paternità si fosse fatto avanti, congelando il proprio sperma, avrebbe avuto più probabilità di avere un figlio.
Dopo la sua morte, i suoi genitori hanno chiesto l’accesso al campione di sperma, ma il Ganga Ram Hospital di Delhi ha inizialmente rifiutato, portandoli a presentare ricorso in tribunale. Il giudice Prathiba Singh, nella sua ordinanza, ha stabilito che la legge indiana non vieta la riproduzione postuma, purché ci sia il consenso del proprietario del campione. La coppia ha sottolineato che avrebbe cresciuto il bambino e che, in caso di morte, avendo poco più di 60 anni ciascuno, le loro figlie – le sorelle dell’uomo defunto – si sarebbero assunte la responsabilità del neonato.
Il precedente
A supporto della decisione della Corte è emerso un precedente in India. Nel 2018, una donna di 48 anni della città di Pune, nell’India occidentale, ha ottenuto due nipoti gemelli tramite maternità surrogata utilizzando lo sperma del figlio di 27 anni, morto di cancro al cervello in Germania. Suo figlio aveva autorizzato la madre e la sorella a utilizzare il suo sperma dopo la sua morte e l’ospedale in Germania aveva consegnato loro il suo campione.
Le implicazioni legali e morali
La sentenza ha scatenato un acceso dibattito sulla riproduzione postuma in India. Se da un lato la Corte ha riconosciuto i diritti dei genitori sui campioni di sperma del figlio, dall’altro ha evidenziato l’assenza di leggi chiare riguardo a tali pratiche.
Negli Stati Uniti, come in altri Paesi, esistono normative specifiche che regolano l’uso di sperma congelato post-mortem, ma in India le linee guida sono meno definite. La decisione della Corte ha anche suscitato, però, preoccupazioni etiche. Se da un lato si comprende il desiderio dei genitori di mantenere viva la memoria del figlio, si solleva la questione su quanto sia appropriato o giusto cercare di “riavere” un figlio attraverso la maternità surrogata.
Possibilità simili in Italia
In Italia, ad esempio, la situazione legale è ben diversa. Attualmente, la legge italiana non consente la riproduzione assistita post-mortem. L’uso di spermatozoi congelati è limitato a coppie sposate o conviventi e solo per finalità di concepimento, escludendo la possibilità per i genitori di accedere ai campioni di un figlio deceduto.
Le leggi italiane, così come quelle di altri paesi, pongono l’accento sull’importanza del consenso e delle relazioni familiari, rendendo improbabile un risultato simile a quello ottenuto dalla coppia indiana. Questo pone una distinzione netta tra le diverse culture legali e i rispettivi approcci alla riproduzione assistita.
La sentenza dell’Alta Corte di Delhi, invece, segna un momento storico per la riproduzione postuma in India, offrendo una nuova prospettiva per le famiglie. Tuttavia, mette anche in luce le lacune legislative e le complessità etiche legate a tali decisioni. Mentre il dibattito continua, è chiaro che la riproduzione assistita continua a sollevare domande profonde sulle convinzioni e valori. È giusto usare lo sperma congelato dopo la morte del suo proprietario? E fino a che punto si può spingere la riproduzione assista?
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