Compiti a casa, un genitore su tre favorevole all’abolizione: ecco come affrontarli
- 27/05/2025
- Famiglia
I compiti a casa sono davvero necessari per l’apprendimento? In Italia, dove secondo il 58° Rapporto Censis gli studenti trascorrono in media 2,3 ore al giorno sui compiti – il dato più alto in Europa – la questione assume contorni sempre più urgenti.
Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Novakid, piattaforma online per l’apprendimento dell’inglese, un genitore su tre in Italia si dice favorevole all’abolizione dei compiti a casa nella scuola primaria. L’indagine, svolta a marzo 2025 in quattro Paesi (Italia, Romania, Polonia e Turchia), evidenzia una crescente preoccupazione per il carico eccessivo e gli effetti negativi sul benessere psicologico dei più piccoli.
Un segnale di allarme che trova eco anche nel recente intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che in una circolare diffusa all’inizio di maggio ha raccomandato ai docenti di limitare il carico di compiti e di pianificare con attenzione interrogazioni e verifiche per non appesantire ulteriormente gli studenti.
“I genitori dovrebbero essere in grado di riconoscere i bisogni del proprio figlio e di fornire il corretto supporto senza sostituirsi a lui o generare stress eccessivo”, ha spiegato Luca Piergiovanni, docente e esperto Tecniche dell’apprendimento. Ma vediamo insieme i risultati del sondaggio e i quattro consigli del pediatra Italo Farnetani sul come affrontare gli ultimi compiti di fine anno.
Il 30% lamenta carico eccessivo
I risultati del sondaggio evidenziano alcune criticità. Se il 40% dei genitori afferma di non riscontrare problemi, il 30% lamenta un carico eccessivo che compromette l’equilibrio tra studio e tempo libero.
Anche il giudizio su qualità e quantità dei compiti risulta spaccato:
• il 35% si dichiara insoddisfatto,
• il 32% abbastanza soddisfatto,
• il 37% resta neutrale.
Il 30% degli intervistati, inoltre, li ritiene troppo incentrati sulla memorizzazione e poco sul pensiero critico e per il 23% non sono sufficienti a individuare con precisione le aree di miglioramento del bambino. Infine, per il 19% sono troppo frequenti con il rischio di aumentare il carico di ansia e pressione sullo studente.
Compiti sì, compiti no?
La soluzione sarebbe vietare i compiti a casa? Non proprio. Alcuni ritengono che i compiti siano fondamentali per consolidare l’apprendimento e sviluppare l’autonomia dei figli. Altri invece, vedono i compiti come fonte di ansia e stress per il carico di lavoro eccessivo.
Posti dinanzi al quesito “Sei favorevole a vietare i compiti a casa per i bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni, come avviene già in alcuni Paesi europei?”, le posizioni espresse sono contrastanti: il 33% è favorevole e il 32% contrario, mentre il restante 35% non si pronuncia.
“In sintesi – ha commentato Luca Piergiovanni, insegnante di Lettere ed esperto di Tecnologie dell’apprendimento – i compiti a casa possono essere uno strumento utile per l’apprendimento, ma è fondamentale che siano gestiti con equilibrio e sensibilità. I genitori dovrebbero essere in grado di riconoscere i bisogni del proprio figlio e di fornire il corretto supporto senza sostituirsi a lui o generare stress eccessivo. Gli insegnanti dovrebbero coordinarsi tra di loro per strutturare un orario settimanale di lezioni in presenza adeguato e di giorno in giorno un carico di lavoro per casa condiviso, così da non creare squilibri eccessivi tra giorni o settimane. Chiaramente è anche fondamentale che il singolo studente impari a organizzare al meglio le proprie giornate di studio” conclude il docente.
Le testimonianze dei genitori
Maria, mamma di due bambini di 7 e 9 anni di un istituto primario di Milano, racconta: “Dopo la scuola, i miei figli sono già stanchi. I compiti diventano un peso che toglie tempo al gioco e alla famiglia. Vorrei che potessero rilassarsi e godersi l’infanzia. Il più grande fa nuoto, ma non sempre riesce a dedicarsi a tutti gli impegni settimanali chiesti dal coach. Questo lo rende triste”.
Luca, invece, è papà di un ragazzo delle medie, in una scuola di Roma e ha un’opinione diversa: “I compiti aiutano mio figlio a responsabilizzarsi e a gestire il tempo. Certo, non devono essere eccessivi, ma eliminarli del tutto non mi sembra la soluzione”.
I consigli del pediatra
Mentre il dibattito è ancora in corso a livello internazionale, bisogna però affrontare l’ultima tornata di compiti prima degli scrutini. Ecco i consigli del pediatra Italo Farnetani:
- “No allo studio matto e disperato nelle ore notturne”
No a trovate come il ‘caffè dello studente’, bibitoni con caffeina rinforzata, nell’illusione che sia possibile non arrendersi alla stanchezza.
“È importante sfruttare bene le ore che abbiamo a disposizione per apprendere anziché cercare di crearne delle nuove che non farebbero altro che interferire con i ritmi dell’organismo e aumentare lo stress – ha evidenziato all’Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani -. È noto che le ore migliori durante la giornata scolastica sono quelle della mattina dalle 10.30 alle 13 per eseguire i compiti in classe o le interrogazioni. Mentre al pomeriggio per la preparazione le ‘golden hours’ vanno dalle 15 alle 18. Studiare sconfinando troppo al di fuori di questi orari rischia di essere tempo perso perché si apprende poco e ci si stressa molto e soprattutto quando si arriva a tarda sera si tolgono le ore al sonno. Il compito dei genitori è creare un ambiente tranquillo intorno all’alunno ed evitare di trasmettere ansia”. - “Al mattino sveglia allo stesso orario”, e “colazione adeguata”
Sembra un’ovvietà ma “purtroppo una colazione sufficiente la fa solo un terzo di tutti gli studenti”, ricorda l’esperto. Pure al mattino il consiglio è “non eccedere col caffè. Bene una fetta di pane con la cioccolata spalmabile. E se è vero che lo stress di frequente abbassa l’appetito, anche per lo spuntino di metà mattinata è consigliabile preparare agli studenti” impegnati nelle imprese di fine anno “qualcosa di gradito. Pizzette o schiacciatine sono le scelte che vanno per la maggiore. Andranno poi curati con attenzione anche pranzo e cena”. - “Finito lo studio, uscire di casa, l’ideale è fare sport”.
Secondo il pediatra sarebbe bene anche concedersi una semplice passeggiata, “un giro in bicicletta e gli alunni di elementari e secondarie di primo grado possono farlo insieme ai genitori oppure con gli amici per chi è un po’ più grande e autonomo. Sconsigliato invece passare dai compiti allo smartphone – ha avvertito il pediatra – proprio perché bisogna fare attività fisica e aggregazione sociale”. - Il sonno.
Il passaggio tra la fase di veglia e quella del sonno può essere influenzato negativamente da stress, ansia e tensione emotiva. “Pertanto – continua il pediatra – è cruciale garantire ambienti tranquilli e ricordarsi che tutti, soprattutto bambini e adolescenti, non devono stare a letto svegli davanti allo schermo di smartphone, tablet o Pc. Sotto le coperte si va per dormire. Evitare poi inutili integratori e prodotti vari, perché non è ancora stato scoperto il farmaco miracoloso per studiare – sorride l’esperto -. Sconsigliato anche svegliarsi all’alba per ripassare, e niente maratone notturne che aumentano tra l’altro il rischio di cedere a cattive abitudini, dall’eccesso di caffè alle sigarette, nel caso di ragazzi più grandi”.
Il dibattito sui compiti a casa riflette una tensione più ampia tra tradizione e innovazione nel sistema educativo. Mentre alcuni vedono nei compiti uno strumento indispensabile per l’apprendimento, altri li considerano un ostacolo al benessere e allo sviluppo equilibrato dei bambini.
È forse giunto il momento di ripensare il ruolo dei compiti, cercando un equilibrio che valorizzi l’autonomia degli studenti senza compromettere la loro salute mentale e fisica.