Caregiver, chi sono i familiari “non tutelati” delle persone non autosufficienti
- 16/02/2024
- Famiglia
Potenziare i servizi domiciliari: questo è ciò che pensa il 45,3% delle famiglie italiane. Il dato è emerso dallo studio ‘Dove sta andando il welfare? Salute, assistenza e previdenza nelle attese delle famiglie’ realizzato dal Censis per Assindatcolf, Associazione Nazionale dei datori di lavoro domestico. Si tratta di un’indagine realizzata presso un campione di 2.400 famiglie datrici di lavoro domestico che, per quasi la metà, considera prioritario il potenziamento, a partire dal presupposto che credono che la casa sia il miglior posto nel quale curarsi.
Lavoro domestico
Il 58,7% degli intervistati, inoltre, chiede l’introduzione della deducibilità del lavoro domestico ed il 49,1% dichiara di occuparsi personalmente di un parente non autosufficiente, in aggiunta al ruolo della badante o del badante. Il paper è il primo capitolo del rapporto 2024 ‘Family (Net)Work – Laboratorio su casa, Famiglia e lavoro domestico‘, progetto editoriale promosso da Assindatcolf con la partnership di Censis, Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.
La preoccupazione che emerge dalla ricerca è quella che si possa verificare un collasso sociale. Cambiano i bisogni del Paese, cambia la demografia italiana e sembra sempre più in affanno il sistema, trasformando in emergenze quelle che erano situazione in progressivo peggioramento.
Nel 2020 è stato riservato alla spesa sanitaria pubblica il 7,4% del Pil, nel 2026 si prevede che sarà solo il 6,1%; le strutture residenziali socioassistenziali e sociosanitarie attive sono 12.576, con un’offerta di circa 414.000 posti letto (7 ogni 1.000 abitanti), la disponibilità più alta è al Nord-Est con poco più di 1.000 posti letto ogni 100.000 abitanti; se oggi gli over 65 sono il 24,0% della popolazione (nel 1961 erano il 9,5%) e il 63,5% le persone in età lavorativa (15-64 anni) (nel 1961 erano il 66,0%), nel 2050 si prevede che gli anziani saranno il 34,5% e i 15-64enni saranno meno del 55%. Inoltre, 6,8 milioni di pensioni sono sotto i 1.000 euro mensili.
Caregiver e assistenza familiare
Dalla ricerca sono emersi bisogni e necessità dei caregiver: il 58,7% delle famiglie considera prioritaria l’introduzione della deducibilità del lavoro domestico. Per il 46,3% è, invece, necessario attivare servizi di assistenza domiciliare a supporto dei non autosufficienti, mentre per il 18,0% semplificare le procedure per accedere ai servizi di assistenza (in particolare quella della valutazione di non autosufficienza) è più importante.
Infine, il 15,4% sostiene che è necessario supportare il ruolo di chi in famiglia si fa carico dell’assistenza di un familiare. In merito a quest’ultimo aspetto, il fatto che quasi la metà degli intervistati assista ad un parente non autosufficiente porta a riflettere. Il problema? È che chi si ritrova in questa “condizione” diviene una figura integrativa, ma non alternativa a quella del colf o badante assunto.
Per il 42,4% l’aspetto più critico dell’assistenza è la fatica fisica e lo stress che deriva dal far fronte ai tanti bisogni della persona assistita. Molto importanti sono anche i condizionamenti della quotidianità, spesso assorbita in maniera quasi assoluta dalle cure all’assistito e la rinuncia a una vita relazionale e autonoma (24,7%).
“Mancano i supporti”
“Quella scattata dal Censis è l’immagine più efficace della distanza che si sta creando tra la domanda di protezione sociale delle famiglie e il progressivo mutamento del welfare del nostro Paese, che sembra aver smarrito la propria missione, lasciando senza risposta una parte crescente della popolazione. In questo quadro -dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf- la gestione del rapporto domestico si è trasformata nel dispositivo di protezione sociale più diffuso, sebbene a totale carico delle famiglie. Questo, soprattutto in rapporto alla condizione della non autosufficienza, indubbiamente contribuisce ad alimentare lo stato di incertezza delle famiglie, che chiedono interventi mirati come la totale deduzione del costo del lavoro domestico. Il nostro auspicio è che, dopo i timidi segnali che abbiamo letto nella riforma della non autosufficienza, il Governo possa recepire questo appello e tradurlo in atti concreti, che siano davvero universali”, conclude.
Una buona percentuale (16,4%) ritiene carente il riconoscimento del ruolo del caregiver da parte delle istituzioni. Secondo queste famiglie, infatti, la mancanza di un compenso economico al lavoro svolto è il reale problema. Oltre l’8% ha abbandonato o trascurato la propria professione per dedicarsi al familiare non autosufficiente. Il 6,7% è preoccupato di arrecare danno all’assistito, cosciente del fatto di non aver avuto modo di imparare come gestire una persona in difficoltà. Sul futuro non ci sono grandi aspettative: il 40,7% giudica non sicuro il proprio lavoro e teme che le disponibilità di reddito, patrimonio e risparmi non siano sufficienti in caso di imprevisti.
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