Calendario scuola 2025/26: tutte le date da segnare
- 18 Agosto 2025
- Famiglia
Manca meno di un mese e la scuola tornerà a scandire la vita quotidiana di milioni di famiglie. L’anno scolastico 2025/26 scatterà tra l’8 e il 16 settembre, con una forbice di quasi dieci giorni tra chi rientra subito e chi si concede ancora un po’ d’estate. Un disallineamento che rende evidente la frammentazione dei calendari regionali e che costringe famiglie, insegnanti e amministrazioni a incastri non sempre agevoli.
È la fotografia di un sistema che resta disomogeneo: ogni regione decide per sé, costringendo famiglie, docenti e amministrazioni locali a incastri non sempre agevoli. Se il 2024/25 verrà ricordato per l’abbondanza di ponti e fine settimana lunghi, il nuovo anno appare molto più asciutto: poche interruzioni nazionali e la necessità, per gli istituti, di sfruttare l’autonomia per ritagliarsi margini di respiro.
Il calendario di inizio scuola, regione per regione
Il ritorno in classe non avverrà nello stesso giorno per tutti. L’8 settembre riprenderanno le lezioni nella Provincia autonoma di Bolzano; il 10 settembre toccherà a Piemonte, Veneto, Valle d’Aosta e Trento; l’11 al Friuli-Venezia Giulia; il 12 alla Lombardia. La maggioranza del Paese — Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria — ha fissato l’avvio al 15 settembre, mentre Calabria e Puglia chiuderanno la serie il 16 settembre. È una scansione che produce effetti pratici: chi rientra tra l’8 e il 10 settembre distribuisce l’anno su più settimane; chi entra in aula il 16 concentra maggiormente il lavoro didattico.
Anche la fine dell’anno non è allineata: 6 giugno per Campania, Emilia-Romagna, Marche e Veneto; lunedì 8 giugno per Lazio, Lombardia e Sardegna; 9 giugno per Abruzzo, Molise e Friuli; 10 giugno per Piemonte, Toscana, Umbria, Trento e Valle d’Aosta. A chiudere, ancora una volta, Bolzano, con il 16 giugno come ultimo giorno di scuola. Per le scuole dell’infanzia si va oltre, come al solito: attività fino al 30 giugno in tutta Italia, mentre nelle province autonome si prosegue fino al 31 luglio.
La forbice complessiva non è irrilevante: Calabria e Puglia si attestano sul minimo dei 200 giorni di lezione, molte regioni oscillano fra i 202 e i 204, Basilicata e Toscana sfiorano i 207, Bolzano supera i 208. Una differenza di una settimana piena che pesa sulla scansione del programma, sulle verifiche e persino sul calendario degli esami finali.
Vacanze di Natale e Pasqua, ma i ponti sono pochi
Sulle vacanze principali il quadro è relativamente stabile. Il periodo natalizio resta il più lungo dell’anno, ma anche qui i rientri in aula non saranno identici. La maggioranza delle regioni interromperà le lezioni dal 22 dicembre (Abruzzo, Basilicata, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria, Liguria), altre dal 23 (Calabria, Campania, Friuli, Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto), mentre in Emilia-Romagna e Toscana la pausa scatterà solo dal 24 dicembre. A Bolzano si partirà ugualmente il 24, ma con un’uscita più tardiva: il ritorno in classe, come altrove, avverrà il 7 gennaio, con l’eccezione della Sicilia che riprenderà l’8 gennaio.
Per Pasqua lo schema è più compatto: dal 2 al 7 aprile 2026 in quasi tutta Italia, con le eccezioni della Liguria, che farà rientrare gli studenti già il 7 aprile, e della Provincia di Trento, che allungherà di un giorno, fino all’8 aprile.
Il tema vero, però, sono i ponti. Rispetto all’anno scolastico precedente, il 2025/26 si annuncia molto più secco:
- 1° novembre (Tutti i Santi): cade di sabato, niente ponte;
- 8 dicembre (Immacolata): lunedì, unico ponte nazionale garantito;
- 25 aprile (Liberazione): sabato, nessuna interruzione aggiuntiva;
- 1° maggio (Festa del Lavoro): venerdì, weekend lungo di tre giorni;
- 2 giugno (Repubblica): martedì, ponte solo dove previsto il 1° giugno;
A questo si sommano i ponti “regionali”: Carnevale (riconosciuto in Campania, Lombardia, Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta), il 2 maggio in più territori, il 31 ottobre in Trentino, il 28 aprile in Sardegna.
Sospensioni regionali e autonomie scolastiche
Oltre alle date generali, pesano gli stop che ogni territorio inserisce per tradizioni e ricorrenze. In Sicilia si festeggia il 15 maggio per l’Autonomia regionale; in Valle d’Aosta le lezioni si fermano per la Fiera di Sant’Orso; in numerose città incide la festività del santo patrono; in Trentino il calendario tiene conto di manifestazioni legate agli sport invernali. Tutti elementi che ridisegnano, nel corso dell’anno, il monte ore.
A questo si aggiungono le scelte “micro” degli istituti: i collegi dei docenti possono, nel rispetto delle delibere regionali e del monte ore, anticipare o posticipare di uno-due giorni l’inizio o allungare una pausa intermedia, spostando ore su giornate “cuscinetto” (classico il 2 maggio, frequente l’1 giugno). È la flessibilità che consente di assorbire esigenze locali senza toccare i 200 giorni minimi.
Sul piano operativo, molte regioni hanno anche formalizzato procedure di recupero per sospensioni straordinarie (maltempo, emergenze, elezioni, eventi eccezionali): lezioni al sabato in scuole su settimana corta, rimodulazione di orari, aperture straordinarie di giugno. Non è un dettaglio: il 2025/26 arriva con meno ponti “naturali” e con una platea di famiglie che, in assenza di weekend lunghi garantiti, guarda con attenzione alle finestre locali per programmare spostamenti e assistenza.
Per le scuole, la sfida è tenere insieme continuità didattica e flessibilità organizzativa; per gli uffici scolastici, coordinare trasporti, mense e orari senza dispersioni. In quest’ottica, i calendari pubblicati dai territori sono solo il primo livello: la differenza concreta la fanno gli adattamenti deliberati entro primavera e comunicati alle famiglie prima della chiusura dell’anno precedente.
I giorni effettivi e cosa cambia per famiglie ed esami
La cornice resta quella fissata dall’ordinanza ministeriale che definisce festività comuni e impone il rispetto di almeno 200 giorni di scuola. Dentro questi paletti, le delibere regionali per il 2025/26 tracciano linee differenti: Sud tendenzialmente su 200 giorni (Calabria e Puglia con avvio il 16 settembre e chiusura al 7 giugno), Centro-Nord più spesso sopra quota 202–204, punte oltre 206 in Basilicata e fino a 208 in Alto Adige; le scuole dell’infanzia rimangono aperte fino al 30 giugno quasi ovunque e al 31 luglio nelle due Province autonome.
Non è un tecnicismo: incide sul calendario delle prove interne, sull’allineamento con le finestre Invalsi, sulla preparazione agli esami di terza media e maturità, oltre che su questioni molto concrete come i contratti del personale a tempo determinato e l’organizzazione dei servizi comunali. Con meno ponti nazionali, le giornate di sospensione inserite dai territori (2 maggio, 1 giugno, Carnevale in alcune regioni) assumono un valore diverso perché diventano gli unici spazi utili per costruire “ponti locali” senza intaccare il monte ore.
La tenuta dell’anno passerà da qui: programmazione anticipata, comunicazioni chiare alle famiglie, gestione integrata di trasporti e mensa nelle settimane di rientro e nelle pause brevi. Per gli studenti, vorrà dire un calendario più compatto, con periodi lunghi di lezione intervallati da stop brevi e prevedibili; per le famiglie, meno occasioni di allungare i weekend e più bisogno di incastrare ferie e assistenza nei pochi giorni utili rimasti. Chi immaginava un bis della stagione “ricca” del 2024/25 dovrà rassegnarsi all’evidenza: il 2025/26 sarà un anno con meno ponti, più settimane piene di lezione e poche pause intermedie.