Scuola 2025/26, debutta l’anno senza cellulari e con l’Esame di Maturità riformato (e non finisce qui)
L’anno scolastico 2025/26 comincia oggi nella Provincia autonoma di Bolzano, che per tradizione parte per prima. Le altre regioni si accoderanno a scaglioni fino al 16 settembre, seguendo il calendario scolastico 2025/26. L’avvio del 2025/26 porta con sé novità nazionali. È infatti il primo anno in cui si applicano contemporaneamente lo stop agli smartphone in classe e le nuove regole legate all’Esame di Maturità. Ciò significa che già dai primi giorni i dirigenti devono garantire comunicazioni chiare a studenti e famiglie, aggiornando i regolamenti d’istituto. Inoltre, il decreto approvato a inizio settembre ha fissato nuovi standard per i viaggi d’istruzione: i mezzi adibiti al trasporto degli studenti dovranno rispettare requisiti di sicurezza più stringenti, con particolare attenzione all’accessibilità per i ragazzi con disabilità. Questo capitolo coinvolge soprattutto gli enti locali e le aziende di trasporto, chiamati a garantire il servizio in conformità alle nuove norme. Il quadro che emerge è quello di un anno che inizia con adempimenti aggiuntivi e una cornice regolatoria più complessa, che si somma alla tradizionale frammentazione del calendario.
Smartphone banditi
L’anno scolastico che si apre oggi è anche il primo senza smartphone in classe. La misura, adottata con decreto ministeriale, è stata commentata dallo stesso Valditara: “È una misura adottata nell’interesse dei giovani, che sta riscuotendo un consenso enorme anche tra i ragazzi, il 76% è favorevole. Studiare con carta, penna e libro porta risultati superiori rispetto allo studio con il cellulare”. Il provvedimento nasce dall’esigenza di ridurre distrazioni, abusi e fenomeni come il cyberbullismo o l’uso improprio durante le verifiche.
L’applicazione concreta è affidata ai singoli istituti, che devono stabilire le modalità di custodia dei dispositivi: armadietti, contenitori di classe o sacche sigillate. Questo comporta un impegno organizzativo e, in molti casi, un costo aggiuntivo. Le scuole devono inoltre aggiornare i regolamenti interni, definendo procedure uniformi e chiare. Le sanzioni in caso di violazione sono agganciate al voto di condotta, che la riforma in corso ha reso più rilevante nel percorso formativo. Il divieto, dunque, non si limita a un richiamo disciplinare, ma entra a pieno titolo nella valutazione complessiva dello studente.
Secondo i sondaggi citati dal ministro, la maggioranza degli studenti apprezza la scelta. Rimane però centrale il tema della formazione digitale: limitare l’uso del cellulare in classe non sostituisce percorsi dedicati all’educazione ai media, alla sicurezza online e all’utilizzo delle nuove tecnologie. Per questo motivo molti dirigenti scolastici hanno evidenziato l’opportunità di affiancare al divieto programmi specifici di alfabetizzazione digitale. Nei prossimi mesi sarà possibile verificare l’impatto della misura attraverso i dati raccolti dalle scuole, in termini di richiami disciplinari, rendimento e partecipazione attiva alle lezioni.
L’Esame di Stato torna a essere Esame di Maturità
Il 4 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che ridisegna l’Esame di Stato del secondo ciclo. “Con questo decreto l’Esame di Stato torna a essere Esame di Maturità, con l’obiettivo di valutare la crescita complessiva dello studente, il suo grado di autonomia e responsabilità”, ha dichiarato Valditara. Le novità principali riguardano il colloquio orale: non ci sarà più la discussione sul “documento” di classe, sostituita da un esame su quattro materie caratterizzanti, individuate con decreto ministeriale a gennaio. La prova diventa obbligatoria: “Chi farà volontariamente scena muta sarà bocciato”, ha spiegato il ministro. Restano le due prove scritte, mentre il colloquio sarà integrato dalla valutazione del percorso complessivo, con attenzione anche all’educazione civica e alla Formazione scuola-lavoro.
Il decreto introduce inoltre il curriculum dello studente, allegato al diploma finale, che documenta esperienze scolastiche ed extrascolastiche. Cambia la composizione delle commissioni, ridotte da sette a cinque membri, con formazione specifica per i commissari e un aumento dei compensi. Sono stati stanziati 240 milioni una tantum per il contratto scuola e 15 milioni per l’estensione dell’assicurazione sanitaria anche ai docenti precari fino al 30 giugno. Un altro capitolo riguarda la sicurezza dei viaggi di istruzione, con requisiti più severi per i veicoli e particolare attenzione alle esigenze degli studenti con disabilità.
La riforma consolida anche la filiera 4+2: diploma in quattro anni negli istituti tecnici e professionali e due anni negli ITS Academy, che diventano parte ordinamentale del sistema formativo. L’obiettivo è rafforzare il legame con i fabbisogni del sistema produttivo, favorendo percorsi più brevi e specializzati. I dirigenti scolastici, qualora sussistano le condizioni, potranno proporre al Ministero l’attivazione dei percorsi, garantendo così un’offerta formativa regolare accanto ai tradizionali cinque anni.
Dal Nord-Sud al centro-periferia
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha posto l’attenzione su una nuova linea di frattura all’interno del sistema scolastico.
“Rispetto ai Paesi del Nord Europa il sistema scolastico italiano non è carente”, ha detto. “Si sta poi creando un altro problema, quello tra centro e periferia: sulla base degli ultimissimi dati Invalsi si sta iniziando a creare una divaricazione forte fra le scuole del centro della città di Milano e le scuole della periferia della città di Milano, stessa cosa a Torino”. Secondo il ministro, al divario storico tra Nord e Sud si aggiunge oggi una differenziazione interna alle grandi aree metropolitane, che riguarda in modo diretto la qualità degli apprendimenti.
Valditara ha ricordato che i risultati Pisa 2022 in matematica collocano l’Italia settentrionale sopra la media di Paesi considerati di riferimento in Europa, come Finlandia, Germania e Paesi Bassi. Ha sottolineato inoltre che il tasso di dispersione esplicita è sceso all’8,3%, in anticipo rispetto all’obiettivo europeo del 9% fissato per il 2030. “Questo il crollo della dispersione esplicita è merito innanzitutto di due operazioni, Agenda Sud e il decreto Caivano”, ha dichiarato. Il piano Agenda Sud, avviato nel 2023, ha introdotto più insegnanti per potenziare le attività pomeridiane in italiano, matematica e inglese, più sport, tempo pieno e il coinvolgimento dei genitori. Il decreto Caivano, invece, ha reso obbligatoria la segnalazione dell’evasione scolastica ai comuni, con successivo coinvolgimento della Procura se lo studente non torna in aula: “Per la prima volta una procedura abbastanza complessa, innanzitutto intervento, procura, comune e quant’altro. La scuola ha l’obbligo di segnalare l’evasione scolastica, ha l’obbligo di segnalarlo ai comuni. I comuni mandano un ammonimento alle famiglie. Se entro una settimana il bambino, il ragazzo non torna a scuola, c’è la denuncia alla Procura della Repubblica”.
Il ministro ha ricordato anche i passi avanti sul fronte della dispersione implicita, cioè la mancata acquisizione delle competenze fondamentali, in particolare in Campania e Calabria, e l’avvio della legge contro i “diplomifici”. In parallelo, ha sottolineato l’importanza della filiera tecnologico-professionale 4+2, da sperimentale a ordinamentale: un percorso che consente di ottenere il diploma in quattro anni negli istituti tecnici e professionali, con successiva specializzazione biennale negli ITS Academy. L’intento è ridurre lo scarto tra formazione e fabbisogni occupazionali: “Gli studi dicono che nel 2027 il 47% dei posti di lavoro non sarà coperto per mancanza di qualifiche; quindi, abbiamo necessità di avviare percorsi formativi e scolastici che diano assunzioni e soddisfazioni ai nostri giovani”, ha ricordato Valditara.