Maternità e lavoro, l’appello di Alessandra Amoroso: “Le donne vanno sostenute”
- 12 Giugno 2025
- Famiglia
“Si vede la gravidanza non come un fatto naturale ma come un rischio nel lavoro; invece, bisognerebbe supportare e dare modo alle donne di poterci essere”. Alessandra Amoroso parla con i giornalisti della sua prima gravidanza, annunciata lo scorso marzo, e rivolge un appello a sostenere le donne in un momento della vita che può rivelarsi un boomerang per la loro carriera.
Un messaggio che la cantante salentina lancia anche e soprattutto dal palco: in questi mesi Amoroso si sta esibendo con il pancione, come già aveva fatto Beyoncé in occasione dei Grammy nel 2017, per normalizzare la gravidanza e dimostrare che non occorre scegliere tra lavoro e famiglia.
Ma proprio qui cade un punto fondamentale che l’artista, in attesa di una bambina (Penelope) col compagno Valerio Pastore, sottolinea: “Io parto da una situazione di privilegio. Sto bene, in salute, tra due settimane entro nell’ottavo mese e sgambetto sul palco”, ma le donne “dovrebbero essere tutelate (mi tolgo perché parto dal privilegio)”.
E a chi le chiede perché non ne parli con la premier Giorgia Meloni, risponde: “Io non ho il (suo) numero altrimenti ci avrei fatto una chiacchierata”. Dunque, la cantante usa “il palco e la voce per far sì che arrivi un messaggio”, cioè che le donne subiscono ancora discriminazioni.
Essere madri e lavoratrici: il prezzo invisibile che pagano le donne
Discriminazioni confermate dai dati, che quasi ogni giorno segnalano una situazione allarmante, anche alla luce del drammatico calo della natalità in Italia. Eppure, lavoro e figli sono strettamente legati. Non solo perché uno dei principali ostacoli a ‘mettere su famiglia’ è proprio quello economico, ma anche perché moltissimi studi evidenziano come si facciano più bambini proprio laddove le donne sono maggiormente occupate.
In Italia circa 1 donna su 5 (20 %) non torna al lavoro dopo il primo figlio (dati Save the Children, rapporto Le Equilibriste), e questo non è l’unico problema. Chi torna al proprio impiego spesso deve fare i conti con uno stipendio ridotto e con progressioni di carriera bloccate o rallentate. È la ‘child penalty’, la penalizzazione economica e lavorativa che le donne subiscono dopo la nascita di un figlio.
Dice a questo proposito Amoroso: “Bisognerebbe dare modo alle donne di esserci e di non tornare a lavoro vedendosi declassate; questa è una cosa frustrante, visto che la donna, come l’uomo, si impegna nel lavoro che fa”.