Figlio di due madri, la Cassazione riconosce l’adozione nonostante il dissenso della madre biologica
- 19 Giugno 2025
- Famiglia
Per anni hanno condiviso una quotidianità fatta di progetti, affetto e responsabilità. Una bambina nata da un desiderio comune, cresciuta con due madri che si sono volute profondamente bene. Poi la separazione, i contrasti e infine la battaglia legale.
Nonostante la separazione, la Corte di Cassazione ha scelto di guardare al centro di questa storia: una minore che, al di là delle tensioni tra le adulte, ha continuato a ricevere amore e sostegno anche dalla madre non biologica. Ed è proprio in nome di questo legame che la Suprema Corte ha stabilito che il dissenso della madre naturale non può bloccare l’adozione in casi particolari da parte della madre di intenzione, né l’attribuzione del suo cognome alla bambina. Ma andiamo con ordine.
Il caso
Secondo la Corte di Cassazione, a prevalere deve essere “l’interesse superiore del minore a mantenere il rapporto affettivo instaurato con la madre di intenzione”, un legame mantenuto vivo “malgrado la conflittualità di coppia”, senza che venissero mai meno “il suo appoggio e la sua vicinanza”. Nemmeno un periodo di allontanamento può essere d’ostacolo, se frutto dell’ostracismo della madre biologica e non di una scelta volontaria della madre adottiva.
In primo e secondo grado, il Tribunale per i Minorenni e la Corte d’Appello di Roma avevano dato ragione alla madre naturale, ritenendo il suo rifiuto all’adozione un limite invalicabile. Ma la Cassazione ha annullato quella decisione, rimandando tutto alla Corte d’appello affinché valutasse non solo i rapporti tra le due donne, ma soprattutto il legame vissuto tra la minore e la madre di intenzione.
Nell’ordinanza del 29 agosto 2023, la Corte ha ribadito il diritto della minore al riconoscimento di un legame che va oltre la genetica. “Uno strumento utile – scrivono i giudici – a qualificare giuridicamente il legame di fatto fra il minore e il partner che ha condiviso il disegno procreativo e la progettualità genitoriale con il genitore biologico concorrendo alla cura del bambino sin dalla sua nascita”.
La Corte d’appello ha quindi dato il via libera all’adozione e all’aggiunta del cognome della madre d’intenzione. La madre biologica ha presentato un nuovo ricorso, respinto definitivamente.
Il principio chiarito dalla Cassazione
I giudici hanno precisato che il ruolo del tribunale, in casi di stepchild adoption, è quello di valutare “in concreto” l’interesse del minore. E in contesti familiari conflittuali, questa verifica richiede ancora più rigore. Tuttavia, prosegue la sentenza, “tale accertamento non può tradursi in una automatica presunzione di inidoneità genitoriale della parte richiedente che si trovi in contrasto con l’altro genitore”, ma deve basarsi sulla qualità del rapporto tra il bambino e ciascun genitore, e sulla capacità di rispondere “ai suoi bisogni evolutivi e relazionali”.
Per la Cassazione, infine, “l’interesse del minore non si identifica necessariamente con la permanenza all’interno di un nucleo familiare unito”, ma piuttosto con la possibilità di mantenere “rapporti significativi e continuativi con entrambe le figure genitoriali, da lui riconosciute come tali”