Israele preleva lo sperma dai soldati morti per preservare il suo popolo
Israele ha estratto lo sperma di oltre 200 soldati caduti in guerra. La Par (acronimo inglese di “riproduzione assistita postuma”) viene considerata una via per preservare l’eredità familiare e nazionale e la demografia del popolo ebraico. Molti Paesi non hanno leggi specifiche sulla riproduzione postuma assistita, altri (come Francia e Germania) la vietano esplicitamente, e altri ancora la permettono solo dietro consenso scritto della persona coinvolta (è quello che succede in Canada e Regno Unito).
In Israele, la Par era stata scarsamente utilizzata prima del 7 ottobre 2023, data dell’aggressione di Hamas e dell’inizio del conflitto con le milizie arabe. Da allora, questa tecnica di riproduzione ha assunto un ruolo importante e anche simbolico in un Paese dove il valore della famiglia, la tutela delle tradizioni e la crescita demografica sono temi di primaria importanza. Israele è l’unico Paese a consentire l’estrazione di sperma post mortem anche senza consenso preventivo: è sufficiente che non ci sia stata un’obiezione esplicita e dimostrabile della persona morta quando era in vita.
Cos’è la riproduzione assistita postuma (Par)?
La riproduzione assistita postuma si riferisce al prelievo di gameti – sperma, e in misura minore ovociti – da un individuo deceduto per utilizzarli successivamente in tecnologie riproduttive quali la fecondazione in vitro o l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (Icsi). In Israele, l’attenzione si è concentrata soprattutto sul prelievo di sperma da soldati caduti, con l’intento di consentire alle famiglie di onorare il sacrificio del proprio caro e perpetuare la sua eredità. Più in generale, lo Stato ebraico dà grande importanza alle tecniche riproduttive (il genocidio degli ebrei ha reso prioritari gli interventi a tutela della demografia israeliana). Il tasso di fertilità del Paese è di gran lunga il più alto tra i paesi dell’Ocse. Hanno profonde implicazioni politiche. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, Israele, che attualmente conta 9 milioni di abitanti, dovrebbe raggiungere i 13 milioni di abitanti nel 2050.
La procedura e le tecniche adottate
Il prelievo di sperma, ovuli o embrioni può essere fatto anche prima che l’individuo muoia o comunque entro le 24-48 ore dal decesso per aumentare le possibilità di successo. Il successo della Par dipende in gran parte dalla tempestività dell’intervento perché a vitalità del materiale genetico si deteriora rapidamente dopo la morte dell’individuo. Poi, il campione viene crioconservato a -196 °C in azoto liquido. Nel caso dell’estrazione di sperma da un morto, la procedura prevede la biopsia sul cadavere, l’incisione del testicolo, la rimozione di un pezzo di tessuto, l’isolamento delle cellule spermatiche vive e il loro congelamento.
I medici israeliani sono chiamati a operare nel più breve tempo possibile, utilizzando una serie di tecniche specifiche. Tra queste, l’aspirazione con ago – un metodo meno invasivo – e, se necessario, tecniche chirurgiche più complesse come la rimozione diretta del tessuto testicolare, oppure l’elettroeiaculazione, che sfrutta una sonda per stimolare l’eiaculazione.
Anche lo sperma con una ridotta motilità può essere impiegato con successo grazie alla tecnica Icsi, che prevede l’iniezione di un singolo spermatozoo direttamente nell’ovulo, rendendo possibile la fecondazione anche in presenza di anomalie nel materiale genetico.
Il prelievo degli ovociti da donne decedute, sebbene tecnicamente fattibile, risulta molto più complicato. Gli ovociti richiedono condizioni estremamente specifiche per maturare e rimanere vitali, e le tecniche di maturazione in vitro stanno ancora evolvendo, rendendo questa procedura meno comune e più sperimentale.
Estrazione dello sperma post mortem, cosa è cambiato dopo il 7 ottobre
L’interesse verso la Par ha visto un notevole incremento in seguito agli eventi drammatici del 7 ottobre 2023, quando, in un clima di emergenza nazionale, le autorità hanno temporaneamente allentato i requisiti legali per il prelievo, consentendo alle famiglie di procedere senza dover ottenere un ordine giudiziario. Questa sospensione temporanea ha accelerato notevolmente il processo, permettendo una risposta più rapida in un momento di grande dolore e necessità.
Per gestire la crescente domanda, il Ministero della Salute e l’esercito hanno istituito un’unità speciale, operativa ininterrottamente e a costo zero per le famiglie. Tale iniziativa sottolinea l’importanza che il governo israeliano attribuisce alla continuazione dell’eredità dei soldati caduti, in un Paese che da tempo promuove politiche pro-nataliste e sostiene la fecondazione in vitro attraverso finanziamenti statali generosi. Dall’inizio del confitto con Hamas, secondo i dati del ministero israeliano della Salute è stato estratto lo sperma dai cadaveri di più di 200 uomini israeliani, per lo più giovani soldati non sposati.
Spesso sono le stesse famiglie di origine o le mogli dei soldati caduti in guerra a richiedere di conservare lo sperma per preservare la progenie. Già quattro giorno dopo l’attacco di Hamas, l’11 ottobre 2023, la regista israeliana Shaylee Atary, chiese pubblicamente al governo di recuperare il più rapidamente possibile il cadavere del marito, l’attore e regista Yahav Winner, ucciso dai miliziani, per estrarne lo sperma e avere la possibilità di “continuare a far crescere la famiglia”. Secondo la sua testimonianza, “molte donne israeliane” stavano tentando di fare la stessa cosa con i loro mariti e figli deceduti.
Le radici culturali e demografiche della pratica
In Israele, la Par si inserisce in una tradizione culturale e demografica fortemente orientata verso la famiglia e la procreazione. Il Paese ha da sempre investito nella promozione della crescita demografica, vista come una necessità strategica in un contesto di continue minacce regionali e di memoria storica. Dopo le tragedie del passato, il desiderio di aumentare la popolazione ebraica è diventato un imperativo nazionale, e la riproduzione assistita postuma si presenta come uno strumento per onorare i sacrifici dei soldati caduti e per rafforzare la continuità delle famiglie.
Alcune famiglie cercano volontarie disposte a portare avanti la maternità, anche in assenza di un partner, per dare vita a un figlio che rappresenti il simbolo di una stirpe onorata e ricordata.
Nonostante il grande ricorso a questa pratica, Israele non ha una legge ad hoc sulla Par, introdotta a metà degli anni Novanta. Il Paese regola l’estrazione dello sperma post mortem con una serie di direttive, emanate nel 2003 dalla procura generale per spiegare ai tribunali come accogliere le richieste delle famiglie in tal senso. Inizialmente queste linee guida stabilivano che la moglie o la partner abituale del defunto potessero presentare richiesta direttamente all’ospedale o a una clinica della fertilità, escludendo i genitori dalla possibilità di avanzare richiesta di Par. La guerra con Hamas ha spinto sempre più famiglie a chiedere questa pratica per i loro figli, spesso morti ancora prima di avere una moglie o una partner abituale. Le pressioni delle famiglie israeliane in tal senso si sono fatte sempre più forti e ha spinto anche la giurisprudenza a esprimersi in tal senso. De facto la possibilità di richiedere accesso alla Par è stata estesa anche ai genitori delle vittime.
Aspetti legali ed etici
Nonostante il sostegno culturale e demografico, la Par solleva importanti questioni etiche e legali. La pratica, che vede il suo primo caso israeliano nel 2002, ha visto una graduale accettazione e una successiva regolamentazione nel corso degli ultimi due decenni. Tuttavia, i dibattiti continuano riguardo ai diritti del defunto, al benessere del bambino e alla necessità di garantire il consenso, anche se in alcuni casi questo requisito è stato temporaneamente allentato per rispondere a circostanze d’emergenza.
Il sistema legislativo israeliano, noto per la sua flessibilità in campo medico e riproduttivo, ha introdotto norme specifiche che regolano il prelievo post mortem. Queste disposizioni mirano a bilanciare l’innovazione scientifica con la tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte, ponendo particolare attenzione all’autonomia riproduttiva e al benessere dei futuri figli.
Restano dubbi sulla procedura, in particolare sulla legittimità di ritenere implicito il consenso del defunto e sul ruolo che l’autorità pubblica ha su questo tipo di decisioni.
Prelievo post mortem di sperma, cosa ne pensano gli uomini israeliani?
Numerosi esperti e studiosi hanno sottolineato il potenziale della Par come strumento per affrontare le sfide demografiche e culturali di Israele. Un importante contributo in questo campo è arrivato da ricercatori dell’Università di Tel Aviv, che hanno evidenziato come la pratica del prelievo post mortem possa rappresentare una risposta efficace alle preoccupazioni legate alla diminuzione della natalità in contesti in cui le pressioni demografiche sono particolarmente forti.
Ma cosa ne pensano i diretti interessati di questa procedura? Alcune risposte arrivano dallo studio condotto da Bella Savitsky, Talia Eldar-Geva, Rachel Shvartsur. I ricercatori hanno esaminato le opinioni degli uomini israeliani riguardo al consenso preventivo al prelievo post mortem di sperma avviata dal partner o dai genitori. Lo studio ha rilevato che la maggior parte degli uomini (71%) preferisce pre-documentare le proprie preferenze relative al prelievo, con il 70% che sostiene il consenso durante l’arruolamento per il servizio militare regolare e il 78% prima del servizio di riserva. Per quanto riguarda la Par (che implica non solo l’estrazione dello sperma, ma anche l’utilizzo a fini riproduttivi), il 37% si è opposto alla richiesta del proprio partner, mentre il 47% si è opposto alla richiesta dei propri genitori.
Lo studio conclude che, sebbene sia comprensibile che i genitori in lutto cerchino conforto attraverso il Pps, si dovrebbe ottenere il consenso dagli uomini stessi, poiché una parte considerevole non supporta il processo così come viene attualmente eseguito.
La riproduzione assistita postuma, o Par, rappresenta sicuramente una delle frontiere più complesse e controverse della medicina riproduttiva moderna. In Israele, questa pratica si è sviluppata in risposta a un insieme di fattori demografici, culturali e tecnologici, offrendo alle famiglie un modo per preservare l’eredità dei soldati caduti in un contesto pro-natalista e fortemente orientato alla continuità familiare. Gli avanzamenti nelle tecniche di prelievo, conservazione e fecondazione, uniti a un sistema sanitario che sostiene la fecondazione in vitro con finanziamenti statali, hanno reso possibile un’applicazione che fino al secolo scorso sembrava fantascientifica.
La paura dopo gli attacchi del 7 ottobre ha inciso profondamente sulle richieste di accedere all’estrazione dello sperma dai soldati morti, ma gli interrogativi importanti sui diritti del defunto, sul benessere del bambino e sull’autonomia riproduttiva persistono.