Quando la violenza è di lei. Il caso di Manuel Bortuzzo, vittima di stalking da parte dell’ex compagna
- 04/12/2024
- Popolazione
Il caso di Manuel Bortuzzo, perseguitato dalla sua ex compagna Lucrezia Hailé Selassié, è emblematico per diversi motivi. In primis, perché inverte lo schema vittima-aggressore che vede molto più spesso gli uomini come autori di stalking e di violenza, poi perché mostra da vicino le conseguenze che questi comportamenti possono avere anche su persone ritenute ‘forti’ e per questo incrollabili.
Un’opinione particolarmente condivisa nel caso di Manuel, rimasto semiparalizzato per un colpo di pistola che lo ha raggiunto per uno scambio di persona, la notte tra il 2 e il 3 febbraio 2019. All’epoca Bortuzzo era un (quasi) ventenne che inseguiva il suo sogno di diventare nuotatore. La sua carriera paralimpica sarebbe iniziata ufficialmente nel novembre 2022, quando prende parte alla sua prima competizione italiana in vasca corta a Fabriano e conquista un argento per categoria SB4.
Da allora, Manuel ha fatto continui progressi. La sua forza d’animo ha vinto il trauma di quella fredda notte di febbraio, ma ha rischiato di infrangersi contro lo stalking, un avversario più silenzioso di un colpo di pistola, ma molto pericoloso. Come ha infatti dichiarato egli stesso nelle scorse ore, il campione paralimpico stava per lasciare il nuoto a causa delle pressioni subite dall’ex compagna Lucrezia Hailé Selassié, detta Lulù.
Bortuzzo e Selassié, cosa è successo
La vicenda inizia nel 2021, quando i due si conoscono durante la trasmissione Grande Fratello VIP. La relazione, durata solo pochi mesi, si conclude nell’aprile del 2022 per volontà di Bortuzzo, ma la fine della storia non viene accettata dall’ex compagna, che avvia una serie di comportamenti persecutori.
Secondo quanto emerso dagli atti della Procura, Lucrezia Hailé Selassié, sedicente principessa etiope e influencer, avrebbe ripetutamente minacciato Bortuzzo con frasi come: “Se non stai con me, ti ammazzo e mi ammazzo”. Queste parole, unite a una lunga serie di episodi, hanno spinto il nuotatore a presentare denuncia.
Tra gli episodi più gravi riportati dalla Procura:
- Escandescenze in ospedale: nell’aprile 2022, Hailé Selassié si sarebbe presentata presso l’ospedale di Latina, dove Bortuzzo era ricoverato. Dopo essersi vista negare l’accesso alla sala operatoria, avrebbe insultato i medici e preso a calci la porta;
- Appostamenti e schiaffi: la donna avrebbe seguito Bortuzzo in luoghi pubblici e privati, arrivando a prenotare un tavolo nello stesso ristorante in cui il campione cenava con la nuova fidanzata. Nel luglio 2024, durante i Mondiali di nuoto in Portogallo, gli avrebbe lasciato un biglietto davanti alla camera d’albergo e, di fronte al suo rifiuto, lo avrebbe schiaffeggiato.
Le conseguenze per Bortuzzo
Il giovane atleta ha denunciato di essersi sentito minacciato e non più libero nella sua quotidianità. La persecuzione lo ha portato a considerare l’abbandono della sua carriera nel nuoto, segno del profondo disagio psicologico causato dalla situazione.
“In questa storia non c’è nulla di normale”, ha dichiarato il padre di Manuel, Franco Bortuzzo. Ha raccontato come il figlio sia stato costretto a mettere distanza tra sé e la sua persecutrice, arrivando persino a trasferirsi temporaneamente all’estero per ritrovare serenità.
Le misure legali contro Hailé Selassié
A seguito della denuncia di Bortuzzo, la Procura ha adottato provvedimenti severi contro Hailé Selassié. La donna è attualmente sottoposta a divieto di avvicinamento alla vittima e obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
La Procura ha inoltre richiesto il giudizio immediato per la giovane, evidenziando la gravità delle accuse. L’avvocato difensore di Hailé Selassié ha chiesto il rito abbreviato, ma il procedimento continua a fare emergere dettagli inquietanti sulla vicenda.
Una riflessione di genere e individuale
Ricordandoci che, seppure molto più raro, esiste anche lo stalking delle donne verso gli uomini, la vicenda di Manuel Bortuzzo non può essere un alibi per perdere di vista il quadro generale. È oggettivo che nella nostra società le donne siano ancora ed evidentemente discriminate rispetto agli uomini, nella vita privata, in quella pubblica e al lavoro.
Nei primi sei mesi del 2024, le denunce per violenza sessuale sono aumentate dell’8% e nel 91% dei casi le vittime era donne. Il 28% di queste persino minorenni.
Anche gli atti persecutori, o stalking, hanno registrato un incremento del 6%, colpendo le donne nel 74% dei casi. È un dato che conferma come il controllo e la pressione psicologica siano strumenti di dominio spesso usati in relazioni tossiche o situazioni di rifiuto. I maltrattamenti contro familiari e conviventi, che coinvolgono le donne nell’81% dei casi, mostrano un aumento ancora più marcato, pari al 15%. Questi crimini, spesso perpetrati tra le mura domestiche, sono indicativi di un ambiente che dovrebbe proteggere ma che, al contrario, diventa una gabbia.
A livello globale, nel 2023 sono stati registrati 85.000 omicidi intenzionali di donne e ragazze, come emerge dal rapporto “Femicides nel 2023: Global Estimate of Intimate Partner/Family Member” Femicides di UN Women e UNODC. Di questi omicidi, il 60% (circa 51.100 vittime) è stato perpetrato da un partner intimo o da un membro della famiglia. I dati rivelano che ogni giorno 140 donne e ragazze perdono la vita a causa della violenza domestica, con una vittima ogni 10 minuti.
Invertendo i ruoli, semmai, la vicenda Bortuzzo può essere uno stimolo ad affrontare i problemi di immaturità affettiva anche indagando la sfera individuale, e non solo quella del contesto sociale. Solo agendo sia sulla parte culturale che sulla psiche del singolo individuo, si può affrontare concretamente uno dei mali più grandi del nostro tempo.