Cuore spezzato e suicidio: per gli uomini separati il rischio è cinque volte più alto
- 16 Settembre 2025
- Popolazione
Quella ferita invisibile che un amore spezzato lascia nell’anima. Un dolore universale, sì, ma che per alcuni uomini può trasformarsi in un abisso profondo, un rischio silenzioso e devastante: il suicidio. In un mondo dove gli uomini rappresentano tre suicidi su quattro in molte nazioni, le rotture sentimentali emergono come un drammatico campanello d’allarme.
Per circa un terzo degli uomini tra i 25 e i 44 anni che mettono fine alla propria vita, i problemi di coppia (rotture, separazioni e divorzi) sono tra i fattori che portano al suicidio. A evidenziare questo fenomeno è un’ampia indagine globale che fa luce su come un cuore infranto possa avere un costo fatale, ben più alto di quanto immaginiamo.
La dimensione del fenomeno
Per la prima volta, un’ampia revisione su scala globale della letteratura scientifica ha approfondito la comprensione del rischio di suicidio negli uomini dopo una rottura. Questo studio, intitolato “Suicidality in Men Following Relationship Breakdown: A Systematic Review and Meta-Analysis of Global Data“, è stato condotto da un team internazionale di esperti affiliati a prestigiose istituzioni come il Centre for Youth Mental Health dell’Università di Melbourne, Orygen, Macquarie University, Deakin University, Murdoch Children’s Research Institute, University of British Columbia e il Movember Institute of Men’s Health.
Il team ha adottato una metodologia robusta per garantire l’affidabilità dei risultati: gli studiosi hanno analizzato 75 studi provenienti da 30 Paesi in tutto il mondo, coinvolgendo un numero impressionante di oltre 106 milioni di uomini. La ricerca si è focalizzata sull’evidenza pubblicata in riviste scientifiche e in lingua inglese dal 2000 in poi, assicurando una panoramica contemporanea e di alta qualità. Di questi 75 studi, 29 sono stati inclusi in una “meta-analisi”, tecnica statistica che combina i risultati di molteplici ricerche per ottenere una stima più precisa, mentre i restanti sono stati analizzati in modo narrativo.
L’obiettivo era chiaro: capire quali uomini sono più a rischio e quali fattori spingono la fine di una relazione verso pensieri e comportamenti suicidi. La ricerca ha esaminato nello specifico l’ideazione suicidaria, il tentativo di suicidio e la morte per suicidio in relazione alla rottura di una relazione. Ecco cos’è emerso.
I risultati di questa indagine hanno delineato un quadro di rischio significativo per gli uomini in seguito a una rottura sentimentale. Per gli uomini divorziati, il rischio di togliersi la vita è tre volte superiore rispetto a quelli sposati. Sale a cinque volte per gli uomini separati. E se si osservano i dati per gli under 35, le probabilità di suicidio sono quasi nove volte maggiori rispetto agli uomini sposati della stessa età.
Questi numeri indicano chiaramente che il periodo successivo alla rottura di una relazione è particolarmente rischioso per la salute mentale maschile. La ricerca ha anche rilevato che gli uomini divorziati nelle culture asiatiche mostrano probabilità di suicidio 4.18 volte maggiori rispetto agli uomini sposati, un dato significativamente superiore a quello riscontrato nelle culture occidentali (dove il rischio è 2.56 volte maggiore per i divorziati rispetto agli uomini sposati).
Cosa c’è dietro il dolore maschile?
La ricerca non si è limitata a quantificare il rischio, ma ha anche esplorato le ragioni di questa vulnerabilità. Molti uomini faticano a regolare lo stress emotivo intenso che segue una rottura. Dolore profondo, vergogna, senso di colpa, ansia e la sensazione di perdita possono essere talmente intensi da sembrare insopportabili e senza fine. Questa difficoltà è spesso influenzata da una cultura che premia una mascolinità accentuata e che li spinge a sopprimere o a ritirarsi dalle proprie emozioni in momenti di grande stress.
Con l’avanzare delle relazioni intime, gli uomini tendono a investire meno nelle amicizie. Si dedica sempre più tempo al lavoro, ai figli e al partner facendo diventare la famiglia uno dei pochi momenti di svago. Molti, in particolare nelle relazioni eterosessuali, si affidano alla propria compagna come fonte primaria di supporto sociale ed emotivo: si confidano come non farebbero con un amico. Ma quando la relazione finisce, si ritrovano con un supporto limitato, il che aumenta la loro disconnessione sociale e solitudine, accrescendo significativamente il rischio di suicidio.
La vergogna legata alla separazione (ad esempio, il sentirsi un fallito come marito o compagno) e la difficoltà nella regolazione di tali percezioni sono state identificate come elementi chiave nel percorso verso il suicidio per molti uomini. Questa vergogna può manifestarsi come una risposta inefficace a un profondo senso di umiliazione. Infine, fattori come l’età più giovane (sotto i 34 anni), un livello di istruzione inferiore a quello terziario e la disoccupazione sono elementi che possono aumentare la vulnerabilità.
Il rischio di suicidio si rivela essere maggiore nelle fasi acute immediatamente successive alla rottura e tende a diminuire nel tempo. La separazione è vista come uno stato di crisi caratterizzato da un significativo disagio psicologico che si attenua col passare del tempo.
Come sopravvivere a una rottura sentimentale?
Non esiste una risposta semplice alla prevenzione del suicidio. Dietro tale scelta possono celarsi fattori molto personali. Ma ci sono diverse opportunità per intervenire in caso di rottura.
Per prevenire il rischio di suicidio negli uomini in seguito a una rottura sentimentale, gli studiosi suggeriscono un approccio su più livelli. Il primo è educare i giovani fin da subito sulle competenze necessarie per formare e mantenere relazioni sane, gestire i rifiuti e regolare le emozioni difficili, supportato da campagne di salute pubblica che normalizzino un sano adattamento alla fine di una relazione. L’attenzione dovrebbe poi concentrarsi sugli uomini separati, in particolare quelli sotto i 35 anni, integrando gruppi di sostegno e opportunità di connessione tra pari all’interno dei servizi per le relazioni, e sfruttando soluzioni digitali per combattere la solitudine e facilitare il supporto reciproco, specialmente per coloro che sono isolati o provano vergogna. Infine, i professionisti della salute mentale dovrebbero indagare la qualità delle relazioni intime degli uomini che cercano aiuto, riconoscendo le rotture come potenziali catalizzatori, e adottare un approccio terapeutico collaborativo e sensibile al genere per aiutarli a superare in sicurezza questo periodo critico
Questa ricerca conferma che la fine di una relazione intima è un chiaro indicatore di vulnerabilità generale e nello specifico per il suicidio maschile. I risultati suggeriscono l’urgente necessità di interventi mirati e sensibili al genere per supportare gli uomini in questo periodo critico della loro vita. La fine di una relazione non dovrebbe mai significare la fine di una vita, e la normalità delle rotture sentimentali richiede un’attenzione significativa per prevenire ulteriori tragedie.