Diritti Lgbt “a rischio negli Stati Uniti”, ecco perché
- 22 Agosto 2025
- Mondo
Cresce la tensione sui diritti della comunità Lgbtqia+ negli Stati Uniti. Coloro che si identificano come lesbica, gay, bisessuale, transgender, queer, intersessuale, asessuale o di un altro genere diverso dal cisgender e di un altro orientamento sessuale diverso dall’eterosessuale lamentano le politiche dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump. A riaccendere il dibattito è stata una richiesta d’asilo, respinta nei Paesi Bassi: Veronica Clifford-Carlos, artista transgender californiana di 28 anni, ha avviato un’azione legale contro il rifiuto della sua domanda di protezione internazionale, sostenendo di non sentirsi più al sicuro nel proprio Paese d’origine. E non è la sola: nella prima metà dell’anno, 29 cittadini statunitensi hanno chiesto asilo nei Paesi Bassi, molti dei quali appartenenti alla comunità Lgbtqia+.
La vicenda si inserisce in un contesto politico segnato da crescenti timori per la tenuta dei diritti civili negli Usa. Anche esponenti politici hanno puntato il dito contro il tycoon. Temono che le sue scelte possano riversarsi contro la comunità Lgbtqia+ o che la Corte Suprema possa rivedere la storica sentenza Obergefell v. Hodges, che nel 2015 ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, così come accaduto con la revoca della protezione federale sull’aborto.
A rafforzare queste preoccupazioni, un nuovo studio pubblicato sul Journal of American College Health che ha evidenziato gravi disparità nella salute mentale degli studenti Lgbtqia+ negli Stati conservatori rispetto a quelli residenti in Stati liberali.
Così, tra richieste d’asilo, allarmi politici e sondaggi, emerge un quadro complesso e preoccupante: la tutela dei diritti Lgbtqia+ è solo una questione giuridica, o anche di sicurezza, salute e dignità? Andiamo con ordine.
Richieste di asilo politico
Un caso di cronaca, negli scorsi giorni, ha puntato i riflettori su una problematica sempre più evidente: la tenuta dei diritti delle persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+. Parliamo del caso di Veronica Clifford-Carlos, una donna transgender di 28 anni, originaria della California, che ha avviato una contestazione legale ai Paesi Bassi contro il rifiuto della sua domanda di asilo. La donna ha dichiarato di non sentirsi più al sicuro negli Stati Uniti. La sua decisione di recarsi nei Paesi Bassi, il primo paese a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso e noto per le sue tutele dei diritti Lgbtqia+, è stata motivata dalle politiche dell’amministrazione Trump nei confronti delle persone transgender. Tali politiche includono ordini esecutivi che limitano i diritti transgender, il divieto di servire nelle forze armate e la revoca delle politiche antidiscriminazione negli organi di amministrazione pubblica.
Il caso di Clifford-Carlos è il primo del suo genere in Olanda. Il gruppo di supporto olandese ‘Lgbt Asylum Support’ sta attualmente assistendo circa 20 individui trans statunitensi con richieste di asilo in corso. Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, i dati del Servizio Immigrazione e Naturalizzazione (Ind) indicano che 29 americani hanno chiesto asilo nei Paesi Bassi nella prima metà di quest’anno, a fronte di 9-18 richiedenti all’anno negli anni precedenti. L’Ind ha affermato che “non ci sono motivi per un trattamento eccezionale dei rifugiati transgender e queer dagli Stati Uniti”, sebbene abbia riconosciuto che una grave discriminazione possa essere considerata persecuzione se impedisce il funzionamento sociale e della comunità.
L’appello di Hillary Clinton
Hillary Clinton, candidata presidenziale democratica del 2016 ed ex Segretario di Stato, ha lanciato un allarme: la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe rovesciare la sentenza Obergefell v. Hodges, che ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso a livello nazionale, così come avvenuto con l’aborto in diversi Paesi americani. Clinton ha dichiarato: “Ci sono voluti 50 anni per rovesciare Roe v. Wade… La Corte Suprema sentirà un caso sul matrimonio gay; la mia previsione è che faranno con il matrimonio gay ciò che hanno fatto con l’aborto: lo rinvieranno all’autorità dei singoli Stati”.
Clinton, parlando ai microfoni della giornalista di Fox News Jessica Tarlov, in un’intervista a “Raging Moderates”, il podcast che Tarlov conduce insieme al collega Scott Galloway, ha consigliato a chiunque faccia parte della comunità Lgbtqia+, e sia impegnato in una relazione stabile, di “considerare di sposarsi“, temendo che il diritto nazionale possa essere revocato, sebbene i matrimoni esistenti potrebbero non essere annullati.
La legge statunitense, con il Respect for Marriage Act a firma dell’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden, consente il riconoscimento da parte di tutti gli Stati Uniti dei matrimoni tra persone dello stesso sesso se celebrati in Stati dove ciò è legale. Inoltre, il sostegno pubblico per l’uguaglianza matrimoniale si mantiene a livelli elevati. Secondo un sondaggio condotto da Gallup, quello dei Democratici è pari all’88%, il massimo storico per questo gruppo. Il sostegno degli indipendenti al matrimonio tra persone dello stesso sesso è rimasto relativamente stabile negli ultimi anni e attualmente si attesta al 76%, un punto in meno rispetto al massimo storico. Allo stesso tempo, il sostegno dei repubblicani, che aveva raggiunto il picco del 55% nel 2021 e nel 2022, è gradualmente sceso al 41%, il punto più basso dal 2016, dopo la sentenza Obergefell.
La sentenza sul matrimonio egualitario negli Stati Uniti
‘Obergefell vs Hodges’ è la storica sentenza della Corte Suprema statunitense che ha reso legale il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Con cinque favorevoli contro i quattro contrari, la Corte dichiarò che il rifiuto di alcuni Stati di riconoscere il matrimonio fra persone dello stesso sesso era incostituzionale, in quanto privava le coppie omosessuali di uguale trattamento e dignità di fronte alla legge. I quattro giudici contrari sostennero che una decisione tanto delicata doveva essere presa democraticamente dal popolo tramite referendum e non dai magistrati non eletti, e che nessun passo della Costituzione suggeriva esplicitamente che i matrimoni omosessuali dovessero essere riconosciuti.
Studio sulla salute mentale degli studenti Lgbtqia+
Un nuovo studio, pubblicato il 20 agosto 2025 sul Journal of American College Health, ha rilevato che gli studenti universitari Lgbtqia+, di età compresa tra i 18 e i 25 anni e che vivono negli stati conservatori degli Stati Uniti, hanno riportato una salute mentale peggiore rispetto ai loro coetanei nelle aree più liberali. La ricerca, basata su un sondaggio condotto su 69.516 studenti universitari tra agosto 2023 e maggio 2024, ha identificato quasi un terzo dei partecipanti come “appartenente alla comunità Lgbtqia+”.
I risultati dello studio hanno mostrato che tali studenti erano generalmente più propensi a essere ansiosi, depressi o con tendenze suicide rispetto agli altri studenti. Nello specifico:
- Più di un terzo ha riferito sintomi di depressione da moderatamente grave a grave.
- Più di un quarto era gravemente ansioso.
- Uno su 20 aveva tentato il suicidio.
- Gli studenti Lgbtqia+ avevano più del doppio delle probabilità di avere sintomi di grave depressione e di sentirsi come se stessero “meglio morti”.
- Erano quasi tre volte più propensi ad aver pensato, pianificato o tentato il suicidio nell’ultimo anno.
L’analisi ha evidenziato che la loro salute mentale era particolarmente compromessa negli Stati classificati come conservatori. Nel dettaglio:
- Depressione: Il 36,2% degli studenti residenti negli Stati conservatori ha riportato sintomi di depressione da moderatamente grave a grave nelle due settimane precedenti, rispetto al 28,3% di quelli residenti in Stati liberali.
- Ansia: Il 27,7% degli studenti negli Stati conservatori era gravemente ansioso, contro il 21,8% di coloro che risiedono in quelli liberali.
- Paura: Il 19,5% ha dichiarato di sentirsi impaurito, come se qualcosa di terribile potesse accadere. Questo si confronta con il 12.8% di chi vive in uno Stato liberale e l’8.8% degli studenti non-Lgbtqia+.
- Suicidio: Il 15,1% degli studenti Lgbtqia+ negli Stati conservatori ha dichiarato di aver pensato ad un piano per suicidarsi nell’ultimo anno, rispetto all’11,4% di chi vive in Stati liberali.
Il dato preoccupante è che il 5,1% degli studenti Lgbtqia+ che vive in uno Stato conservatore ha tentato il suicidio nell’ultimo anno. Negli Stati liberali, la quota scende a 2,4%.
A commentare questi numeri è la dottoressa Lisa Thomas, dell’Orvis School of Nursing presso l’Università del Nevada, che ha condotto l’analisi, e che ha dichiarato che lo studio fornisce “forte evidenza che il clima politico gioca un ruolo cruciale nella salute mentale degli studenti della comunità Lgbtqia+, con conseguenze potenzialmente letali”.
Tra le motivazioni, secondo la dottoressa, possiamo constatare che le università degli Stati conservatori sono meno propense ad avere chiare le politiche di antidiscriminazione e non forniscono alloggi inclusivi o centri dedicati. Inoltre, le politiche trumpiane, come i progetti di legge “anti-trans” e l’eliminazione dei programmi di ‘Diversità, equità e inclusione (Dei), hanno generato un costante stato di paura tra i più giovani, sia riguardo alla revoca dei loro diritti, sia rispetto ad una forma di tutela contro la stigmatizzazione pubblica.
La dottoressa Thomas ha suggerito che le università dovrebbero implementare politiche formali di non discriminazione, creare centri di risorse Lgbtqia+, formare il personale per ambienti inclusivi e offrire supporto per la salute mentale specificamente adattato alle esperienze di chi si considera parte di tale comunità.