Denatalità in Corea del Sud, -20% di soldati nell’esercito: e in Italia?
- 13 Agosto 2025
- Mondo
Senza neonati non ci sono nuovi soldati. Questa è la sintesi del rapporto pubblicato dal ministero della difesa della Corea del Sud, secondo il quale, la denatalità ha causato un calo del 20% in sei anni degli arruolati, arrivando a 450.000 soldati.
La causa è in gran parte legata al forte calo della popolazione maschile in età di arruolamento per il servizio obbligatorio nel Paese. La Corea del Sud, infatti, ha il tasso di natalità più basso al mondo, pari a 0,7 bambini per donna, cioè il numero medio di bambini che una donna ha durante la sua vita riproduttiva.
Meno nati, meno soldati
A darne notizia è il rapporto ufficiale del ministero della Difesa, è stato curato dall’ufficio della parlamentare Choo Mi-ae, secondo la quale, “il drammatico calo del numero di uomini disponibili per il servizio militare sta inoltre causando una carenza nel numero di ufficiali e, se dovesse continuare, potrebbe comportare difficoltà operative”.
Il declino dei nuovi arruolati risale a prima degli ultimi sei anni. È utile notare che nel 2000 l’esercito sudcoreano contava circa 690mila soldati. Il ritmo di crescita ha accelerato fino al 2010, per poi assestarsi e subire un primo brusco calo nel 2019 con i 563mila soldati e ufficiali in servizio attivo.
Secondo i dati governativi, nel periodo successivo, cioè tra il 2019 e il 2025, la popolazione maschile ventenne – età in cui la maggior parte degli uomini che superano l’esame fisico si arruola per il servizio militare, che ora dura 18 mesi – è diminuita del 30%, attestandosi a 230mila unità.
Al contrario, invece, la Corea del Nord vanta un esercito in servizio attivo di circa 1,2 milioni di persone (e più di 8 milioni di riservisti). E nonostante il bilancio della difesa sudcoreano sia superiore a quello nordcoreano, attestandosi nel 2025 a 61 trilioni di won (circa 38 miliardi di euro), ad essere carente è proprio l’esistenza stessa di personale. L’armistizio di Panmunjeom, risalente al 1953, pose fine alla Guerra di Corea. Ma senza un effettivo trattato di pace e in caso di un’escalation delle tensioni che vivono le due parti, alla Corea del Sud servirebbero almeno altri 50mila soldati e circa 21 mila sottufficiali per difendersi.
Denatalità e longevità nella Corea del Sud
La Corea del Sud è una delle società che invecchia più rapidamente al mondo e il cui tasso di fertilità è il più basso. Secondo le proiezioni governative, la sua popolazione, che ha raggiunto il picco di 51,8 milioni nel 2020, dovrebbe ridursi a 36,2 entro il 2072.
Ma anche altri Paesi stanno affrontando gravi difficoltà nel mantenere eserciti numerosi a causa della denatalità. Il Giappone, ad esempio, colpito altrettanto da un rapido invecchiamento della popolazione, ha alzato l’età massima per l’arruolamento e sta cercando di rendere la carriera militare più accessibile possibile. Così come la Cina che, nonostante la sua enorme popolazione, risente del calo delle nascite e ha esteso l’età di reclutamento, promuovendo la natalità e puntando su nuove forme di tecnologia. Anche Taiwan, Singapore, e Thailandia mostrano tassi di fertilità molto bassi, rendendo sempre più difficile il ricambio generazionale nelle forze armate.
E in Italia?
Anche l’esercito italiano ha subito un drastico calo delle presenze. Se nel 1990 i soldati arruolati erano circa 380 mila, oggi questo numero è più che dimezzato. L’esercito italiano, infatti, risulta attualmente composto da poco meno di 100 mila unità, la Marina da 30 mila e l’Aeronautica militare da poco meno di 37 mila. A questi si sommano i quasi 110mila uomini e donne dell’Arma dei Carabinieri (dal 2000 forza armata autonoma).
Se da un lato, questi numeri sembrano sufficienti per operazioni di pace, dall’altro, in caso di una guerra come quella in corso in Ucraina, sarebbero sottodimensionati. A denunciare questo problema è stato il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Carmine Masiello che, in un’audizione in Parlamento, ha espresso la necessità di rafforzare l’organico militare di almeno 40mila unità. Così come, per l’ex capo di Stato maggiore della Difesa e ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, la soglia dei 170mila effettivi nelle Forze Armate italiane, invece, sarebbe “al limite della sopravvivenza”.
Ma se negli altri Paesi, la denatalità è evidente concausa della mancanza di nuovi soldati, nel nostro Paese sono la sospensione della leva obbligatoria (2005), le esigenze di bilancio e la riorganizzazione stessa delle forze armate a gravare.
Il “ritorno” alla leva obbligatoria
Di leva obbligatoria, ancora vigente in Corea del Sud, se n’è tornato a parlare nel nostro Paese con lo scoppio della guerra d’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina. Nel dicembre 2023 è stato approvato un decreto legislativo riguardante la revisione dello strumento militare, prevedendo un aumento a 160mila delle unità delle forze armate, a partire dal primo gennaio 2034.
Lo scorso giugno, inoltre, il governo ha cominciato a lavorare ad una proposta di disegno di legge per chiamare 10mila ex militari volontari, per formare una riserva ausiliaria. Inoltre, è ad opera del ministro delle infrastrutture italiano Matteo Salvini, una proposta di legge per introdurre di nuovo la leva obbligatoria nel nostro Paese. Secondo la Lega, il servizio miliare o civile dovrebbe durare sei mesi e riguardare i giovani tra i 18 e i 26 anni.