Viviamo più a lungo e meglio? In Italia sì, in Europa ‘ni’: i dati Eurostat
- 11 Agosto 2025
- Mondo Popolazione
Un cittadino nato oggi nell’Unione europea può contare su poco più di 63 anni di vita in salute, secondo quanto rilevato dagli ultimi dati di Eurostat. Nel 2023 la media è di 63,1 anni, in lieve aumento rispetto ai 62,6 del 2022. È un progresso minimo, ma che conferma una tendenza di lungo periodo più stabile rispetto al passato. Dopo questo traguardo, le malattie croniche o le limitazioni funzionali diventano più probabili.
Guardando la mappa dell’Ue, però, si vede subito che non tutti partono dallo stesso punto: a Malta si arriva a 71 anni di vita sana, in Lettonia ci si ferma appena sopra i 50. Una forbice di vent’anni tra Paesi membri che dovrebbero garantire standard simili di benessere. La longevità, spesso celebrata come segno di progresso, non basta: la domanda è quanti di quegli anni sono vissuti senza perdere autonomia.
L’Europa che invecchia bene (e quella che arranca)
La media comunitaria del 2023 nasconde due mappe sovrapposte ma non coincidenti: quella dell’aspettativa di vita totale e quella della vita in salute. Paesi come l’Italia, già ai vertici per longevità, riescono a mantenere anche una quota elevata di anni senza limitazioni (68,5 per gli uomini, 69,6 per le donne).
Già nel 2022, Eurostat aveva fotografato queste differenze: le donne Ue vivevano in media 83,3 anni, gli uomini 77,9, ma gli anni “in salute” erano solo 62,8 per le donne e 62,4 per gli uomini, con un divario percentuale netto a favore degli uomini (80,1% della vita in salute contro il 75,4% femminile).
Altri Paesi, come la Finlandia, pur con sistemi sanitari solidi, registrano per le donne un numero sorprendentemente basso di anni sani (55,9 nel 2023). Sul versante opposto, Malta guida entrambe le classifiche, segno che politiche preventive, accesso rapido alle cure e gestione efficace delle malattie croniche possono allungare la vita sana quasi quanto la vita totale.
Le donne vivono più a lungo… ma peggio
In media, nel 2023 le donne europee vivono 5,3 anni in più degli uomini (84 contro 78,7), ma passano una quota maggiore della loro vita con limitazioni: 75% della loro esistenza in salute, contro l’80% per gli uomini.
Il fenomeno era visibile anche nei dati 2022: 62,8 anni sani per le donne contro 62,4 per gli uomini, con un divario di appena 0,4 anni in valore assoluto ma significativo in termini di proporzione. In nove Stati membri, il numero di anni sani degli uomini è persino superiore a quello delle donne.
Le ragioni sono complesse:
- patologie degenerative più diffuse tra le donne,
- diagnosi meno tempestive per alcune malattie,
- carico di lavoro domestico e di cura,
- politiche sanitarie che non integrano pienamente la medicina di genere.
Risultato: anni “aggiuntivi” che, per molte donne, non coincidono con un reale benessere.
I numeri dietro i “Paesi modello” e i fanalini di coda
Dietro la media europea si nascondono storie molto diverse: alcune nazioni riescono a far vivere i propri cittadini in salute per oltre 70 anni, altre faticano a superare quota 55. La classifica Eurostat del 2023 non è solo una graduatoria, ma una mappa delle disuguaglianze sanitarie in Europa — e in certi casi riserva sorprese.
Paesi simbolo di welfare e benessere come Finlandia e Danimarca, ad esempio, finiscono in fondo alle graduatorie femminili, segno che fattori culturali e stili di vita possono erodere la salute anche in contesti ad alto reddito.
Classifica 2023 – uomini:
- Malta (71,7 anni sani)
- Italia (68,5)
- Svezia (67,2)
In fondo: Lettonia (51,2), Estonia (56,5), Slovacchia (56,8).
Classifica 2023 – donne:
- Malta (71,1)
- Bulgaria (71,0)
- Italia (69,6)
In fondo: Lettonia (54,3), Danimarca (55,4), Finlandia (55,9).
Nel 2022 il quadro era già simile: Italia sopra la media Ue con 66,8 anni sani per le donne e 63,4 per gli uomini, ma con sfide legate a un sistema sanitario sotto pressione per denatalità, invecchiamento e scarsità di risorse.
La sfida demografica
La distanza tra i primi e gli ultimi della lista non è solo una questione di prestigio statistico: nei Paesi con meno anni di vita sana, la pressione su sanità e assistenza cresce precocemente, riducendo le risorse per la prevenzione.
Sul mercato del lavoro, uscite anticipate per motivi di salute riducono competenze e produttività. Con l’invecchiamento demografico e la prevista riduzione della popolazione Ue da 451 milioni nel 2022 a 406 milioni nel 2050 (con un calo del 15-18% per l’Italia), aumentare gli anni di vita in salute diventa una priorità strategica, non solo sanitaria.