App di incontri in crisi, perché il dating non funziona più?
- 27 Giugno 2025
- Popolazione
Per molti era un gesto ormai automatico: sblocchi lo schermo del telefono, scorri tra le notifiche, vedi il Match e entri nell’app di incontri. Uno swipe a sinistra, uno a destra, cuori rossi, bio ironiche, silenzi digitali. Eppure, oggi qualcosa sta cambiando: forse è stanchezza o forse è quel sottile disincanto che si è insinuato tra un match mancato e l’ennesimo messaggio senza risposta.
Cosa succede? Accade che una moltitudine di persone sta smettendo di usare le app di incontri per trovare l’anima gemella e chi quelle app le ha create inizia a fare i conti con la stessa sensazione.
Bumble taglia il 30% del personale: il segnale di una crisi
A riaccendere i riflettori sulla crisi delle app di incontri è stata la notizia che Bumble ha annunciato una riduzione drastica della sua forza lavoro: circa 240 dipendenti, pari al 30% del totale, sono stati licenziati. Secondo la Ceo Lidiane Jones, la decisione rientra in un piano di “riallineamento strategico” volto a semplificare l’organizzazione e risparmiare circa 40 milioni di dollari da reinvestire in tecnologia e innovazione. Una ristrutturazione dolorosa, certo, ma che dice molto sull’attuale stato di salute del settore.
Già nel 2024, segnali di crisi erano evidenti. Sempre più persone, soprattutto tra Gen Z e Millennials, si sono allontanate dalle piattaforme. Il fenomeno è stato battezzato “dating fatigue” e consiste nella fatica emotiva di rapporti fugaci, è caratterizzato dall’ansia da prestazione sociale e dall’impressione di essere merci su un catalogo infinito.
La risposta: reinventare l’esperienza
Per arginare il declino, Tinder, ad esempio, si è rinnovato introducendo nel 2025 la funzione Double Date. Si tratta di una uova funzionalità che permette agli utenti di incontrarsi in coppia con un amico. L’esperimento ha avuto successo: nei mercati test, il 90% degli utenti Double Date ha meno di 29 anni, e le interazioni sono aumentate del 35%. Un tentativo di restituire autenticità e comfort all’interazione online.
Uno specchio della società che cambia
La crisi delle app di incontri trova in alcuni aspetti demografici delle risposte. I Millennials, ad esempio, fetta di mercato target per la maggior parte di queste app, si trova oggi in una fascia di età in cui non sente più il bisogno di usare questo strumento. I più giovani della Gen Z, invece, hanno da sempre prediletto i social network come Instagram o TikTok.
Un altro aspetto preoccupante è che siamo costantemente connessi, ma sempre più persone si sentono sole. È il paradosso della solitudine digitale, un fenomeno che si manifesta quando la quantità di interazioni virtuali non si traduce in relazioni autentiche. La solitudine digitale è diventata una condizione diffusa, soprattutto tra i più giovani, che vivono gran parte della loro socialità attraverso lo smartphone. Il rischio? Perdere il contatto con la realtà, con conseguenze sul benessere emotivo e sulla capacità di costruire legami profondi.
Ma più in generale, sono i dati Istat che aiutano a contestualizzare il fenomeno. Tra 2023 e il 2024, le persone sole costituiscono 36,2% delle famiglie, mentre le coppie con figli scendono al 28,2%. L’età media per la nascita del primo figlio sale a 30 anni. La fecondità procede con una riduzione costante negli ultimi 20 anni. Cresce il ricorso alla Procreazione medicalmente assistita, con un +72,6% di trattamenti registrati negli ultimi 10 anni.. Le forme relazionali si stanno trasformando, e le app ne risentono i contraccolpi, per questo stanno cercando una nuova identità.
Il ritorno all’offline: dove (e come) ci si incontra davvero
Mentre le app arrancano, nascono nuove esperienze che riportano l’incontro nel mondo reale. A Milano, ad esempio, The Offline Club organizza eventi in cui smartphone e notifiche restano fuori dalla porta. Si legge, si chiacchiera, si cena con sconosciuti — tutto senza schermi. L’obiettivo è semplice: creare connessioni autentiche in un mondo iper-digitale. Il format, nato ad Amsterdam, si è diffuso anche in città come Londra, Parigi e ora anche a Milano, dove le serate “phone-free” stanno attirando sempre più persone in cerca di relazioni vere, lente, non mediate da un algoritmo.
Insomma, meno algoritmi, più emozioni. Il cambiamento è anche culturale e demografico: relazioni più fluide, meno interesse per la coppia tradizionale, e una voglia crescente di esperienze offline più autentiche e lente. In un’epoca iperconnessa, il vero lusso sembra essere tornare a conoscersi… senza un algoritmo di mezzo.
Non si tratta solo di aggiornare funzionalità, ma di interrogarsi su cosa vogliamo, oggi, dalle relazioni. Connessione? Complicità? Sicurezza? Le piattaforme possono ancora essere strumenti utili, ma devono reinventarsi in sintonia con una società che, finalmente, sta imparando a prendersi il proprio tempo: anche in amore.