Per le donne il ‘soffitto di cristallo’ è ancora una realtà
- 07/03/2025
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Il ‘soffitto di cristallo’, la segregazione verticale’ che impedisce alle donne di raggiungere le posizioni di vertice nelle aziende e nella società, continua ad essere una realtà. Lo dimostra il fatto che in Italia le parlamentari donna sono il 33,6%, mentre la quota di donne elette nei consigli regionali si ferma al 24,5%. Per quel che riguarda le imprese, solo il 28,8% è a conduzione femminile. La quota di imprenditrici è comunque in crescita, in tutte le classi di età, ma soprattutto tra le under 35 (+2,3 punti). E’ la fotografia scattata dal Rapporto Cnel-Istat ‘Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità, presentato in questi giorni.
E non è solo una questione di accesso ai piani alti: per le lavoratrici dipendenti le retribuzioni sono più basse. La diffusione di contratti non standard nella componente femminile del mercato del lavoro, mette in luce il Rapporto Cnel-Istat, è la principale causa di livelli retributivi individuali insufficienti. Nonostante dal 2015 al 2022 il monte retributivo annuo delle donne occupate sia cresciuto in termini reali del 5% (contro il 3,2% degli uomini), il differenziale di genere tra le retribuzioni medie resta piuttosto marcato, superiore ai 6 mila euro su base annua a vantaggio dei dipendenti maschi.
Donne poco occupate
Il 69,3% delle donne che vivono da sole ha un impiego, percentuale che scende al 62,9% tra le madri sole e al 57,2% tra le madri in coppia. Viceversa, tra gli uomini il tasso di occupazione per i single è di circa il 77% e arriva all’86,3% per i padri in coppia. Tra i 25 e i 34 anni meno della metà delle madri risulta occupata.
Le disparità a livello territoriale appaiono molto importanti, legandosi anche alla diversa disponibilità di servizi per la prima infanzia: mentre nelle regioni del Nord e del Centro il tasso di occupazione delle madri supera o sfiora il 70%, nel Mezzogiorno si attesta poco sopra il 40%.
Donne più istruite, ma sul lavoro non è un vantaggio
Le disoccupate sono poco meno di un milione e quelle “di lunga durata”, cioè in cerca di lavoro da un anno o più, corrispondono al 54,3%. Le inattive sono oltre 7,8 milioni e per un terzo a causa di motivazioni familiari. Quasi 600 mila donne non cerca lavoro perché scoraggiata, in quanto convinta di non riuscire a trovare un impiego. Eppure, grazie al maggiore investimento in formazione, le donne in Italia sono mediamente più istruite degli uomini. Il 68% delle 25-64enni ha almeno un diploma o una qualifica, contro il 62,9% degli uomini. Il 24,9% è in possesso di un titolo terziario, contro il 18,3% degli uomini. Ma questo non si traduce in un vantaggio lavorativo.
Permane una marcata segregazione orizzontale: circa la metà dell’occupazione femminile risulta concentrata in sole 21 professioni, mentre per gli uomini questo valore raggiunge ben 53.
Impegno crescente delle aziende
Una situazione su cui “pesano carichi di cura e maternità. Non si tratta solo di aumentare il numero di donne che entrano nel mondo del lavoro, ma anche di garantire che rimangano e progrediscano nella loro carriera”, afferma Cristiana Scelza, presidente Valore D.
“Dal nostro Osservatorio – spiega – vediamo un impegno crescente delle aziende in questa direzione ad esempio attraverso l’adozione di buone pratiche che facilitano la conciliazione tra vita privata e professionale, lo sviluppo di programmi di mentoring, progetti di skilling e reskilling per favorire la presenza femminile soprattutto negli ambiti Stem che vivranno una forte crescita nei prossimi anni”.